Jim Messina o Nino Taranto?

“Abbiamo bisogno di un’Europa più forte e in grado di rispondere insieme, unita, al terrorismo internazionale e all’instabilità. E per riuscirci abbiamo bisogno anche di un’Italia più forte verso l’Europa, più credibile: quindi di una Costituzione che ci consenta maggiore stabilità”. Avete capito? Chi è contro il terrorismo deve votare “Sì” al referendum. Questa battuta è stata ispirata dal consulente renziano Jim Messina o da Nino Taranto?

Renzi & Co. tentano di vendere agli italiani, ogni giorno, una riforma costituzionale che fra poco verrà venduta anche come medicina per la cura dei reumatismi. La verità è che una vittoria del Sì al referendum farà bene soltanto agli interessi politici di Renzi e del suo cerchio magico. Nemmeno dell’intero Partito Democratico, visto che in molti in camera caritatis, e non soltanto, fanno capire di avere subito le decisioni governative per amor di coalizione.

Tra i mirabolanti effetti descritti dalla narrazione renziana uno dei preferiti è quello della semplificazione del procedimento legislativo. Troppo tempo per fare una legge, i tempi moderni impongono velocità. Questi sono i motivi, peraltro sacrosanti, addotti dalla compagine governativa. E però scrivere una legge non è come redigere un regolamento condominiale. Non si può contingentare all’esasperazione il procedimento legislativo. Ci sono argomenti “delicati”, come in tema di leggi sul lavoro o di impatto sul sistema penale, che richiedono approfondimenti e aggiornamenti anche in corso di lavori. Le commissioni parlamentari, per giungere ad un testo da sottoporre all’Aula, realizzano decine di audizioni di esperti, come magistrati e professori universitari, e studi che necessariamente richiedono tempo. Quanto tempo? In questa legislatura, dal 2013 ad oggi, un disegno di legge d’iniziativa governativa al Senato ha dovuto “attendere” mediamente, dalla sua presentazione alla sua approvazione, 81 giorni. Un tempo di attesa non certo impossibile, visto che tra l’altro il Parlamento non lavora soltanto su un testo. Si consideri, inoltre, che dall’inizio della legislatura sono stati assegnati alle commissioni del Senato 2.376 disegni di legge.

Certamente è possibile ridurre i tempi, ma la strada non è certo quella confusionaria e incerta dettata dalla riforma costituzionale. Il nuovo procedimento legislativo, infatti, prevede un iter per leggi “bicamerali”, per esempio quello per la revisione della Costituzione, per l’approvazione dei trattati Ue, per materie sui rapporti tra lo Stato e le autonomie territoriali, per le leggi elettorali, per quelle che riguardano gli organi di governo. Per tutte le altre leggi, invece, dovrebbe essere la sola Camera dei deputati a legiferare. Ma un ddl approvato alla Camera potrebbe essere “chiamato” da un terzo dei senatori per essere esaminato, e da quel momento si avrebbero 30 giorni per completare l’iter. Un altro iter è previsto per le materie che attengono all’articolo 117 della Costituzione, un altro ancora per le materie trattate dall’articolo 81 della Costituzione (pareggio di bilancio) e un altro ancora per i decreti legge. Alla faccia della semplificazione!

Il ministro, o ministra o ministressa fate voi, Maria Elena Boschi, invece di affrontare tutto ciò blatera di terrorismo e referendum. Non abbiamo più dubbi, il consulente è Nino Taranto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:58