
A Nizza, l’altra notte, 84 innocenti sono stati falcidiati da un terrorista fai-da-te alla guida di un tir trasformato in arma letale . È accaduto di 14 luglio mentre la Francia festeggiava la sua festa nazionale: la “Presa della Bastiglia”. La gente era assiepata lungo la Promenade des Anglais per ammirare lo spettacolo dei fuochi d’artificio. C’era spensieratezza nell’aria, fatta di quella gioia sottile che si diffonde nei giorni di festa e conquista anche i più distratti e riottosi al divertimento. Una serena notte d’estate violata dal gesto di un maledetto assassino che ha portato la morte senza alcun riguardo per la vita: la sua e quella degli altri. Gli agenti francesi sono riusciti a fermarlo: lo hanno abbattuto a colpi di armi da fuoco. In tempo prima che mietesse altre vittime, tardi per salvare quelli che erano caduti come birilli di un diabolico strike.
Del terrorista si sa che è un trentunenne franco-tunisino residente a Nizza e che ha un robusto curriculum da delinquente comune. Insomma, un farabutto che ha trovato il modo più odioso possibile per dare un senso a una esistenza inutile. Affiliato o meno che fosse allo Stato Islamico, poco importa. Il suo atto terroristico si inquadra comunque in quella guerra totale di aggressione all’Occidente che il fondamentalismo islamico sta conducendo da anni con crescente successo. Hanno ragione gli scarafaggi dell’Is di rallegrarsi per la “buona opera” compiuta l’altra notte dal loro bastardo d’adozione. Se l’obiettivo è quello di ammazzare, con ogni mezzo, quanti più infedeli è possibile, bisogna ammettere che la strage di Nizza è un caso di scuola da riportare nei manuali del terrorismo. Non solo per il numero di nemici accoppati, ma soprattutto per il disorientamento procurato tra i governanti di un’Europa cieca e tra le élite del multiculturalismo militante che, seppur con qualche balbettio in più, continuano imperterrite a negare l’evidenza. Esse dicono: non è un problema riconducibile all’Islam, non confondiamo il suo grande corpo moderato con le rare propaggini radicalizzate che hanno scelto la strada della lotta terroristica. Che follia! È in atto una guerra e loro si ostinano a non vederla. È una guerra asimmetrica combattuta dalle quinte colonne infiltratesi nelle società occidentali. Non parliamo di reparti speciali paracadutati dietro le linee nemiche. Più banalmente si tratta di immigrati di prima o seconda generazione apparentemente integrati nei contesti sociali europei ma pronti ad agire, in nome del proprio credo, per colpire alle spalle la civiltà che li ha accolti. Traditori e dissimulatori senza scrupoli, sono i nuovi Achei nascosti nel Cavallo di Troia posizionato nel cuore delle società civili europee.
Non è un caso se la terra di Francia, potenza coloniale, sia la più colpita da questo terrorismo col passaporto comunitario. Nel Paese transalpino è stato tentato, con esisti fallimentari, un gigantesco processo d’integrazione di masse di allogeni, provenienti in prevalenza dal Nord-Africa. È chiaro che il disagio sociale delle periferie, dove si concentra buona parte del fenomeno immigratorio, abbia fatto da innesco alla radicalizzazione islamista. Tuttavia, il fattore identitario-religioso è stato il formidabile propellente senza il quale anche la rabbia sociale più esasperata non avrebbe potuto scoprire forme di emersione tanto devastanti. Ci si può nascondere alla verità, ma la realtà non cambia: il nesso causale tra immigrazione clandestina di massa e terrorismo religioso diviene ogni giorno più evidente. E solido. Prima si rinuncerà all’ingannevole utopia della “società aperta” e meglio sarà per la sicurezza della nostra gente. Ora si capirà del perché gli inglesi abbiano deciso di andarsene dalla Ue e altri Paesi, prima o poi, faranno lo stesso. Questa Europa, preda delle peggiori smanie multiculturaliste, non è più un posto sicuro in cui vivere. Nizza docet.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:03