Il rischio che incombe su Virginia Raggi

Cinque uomini e cinque donne, la norma è stata rispettata e Roma ha finalmente una giunta comunale in grado di funzionare e di incominciare ad affrontare i mille problemi della Capitale. Con Virginia Raggi e la sua squadra il Movimento 5 Stelle è chiamato a fornire la dimostrazione della sua capacità di governare non solo l’Urbe ma l’intero Paese. Ed è assolutamente normale che attorno al primo passo della sindaca salutata dal Governatore campano Vincenzo De Luca con l’epiteto di “bambolina imbambolata” ci sia una attenzione ed una curiosità fuori della norma.

La domanda che tutti si pongono è se Virginia Raggi riuscirà ad evitare di seguire l’esempio del suo predecessore Ignazio Marino evitando di trasformarsi in una nuova “marziana” in Campidoglio. Se riuscirà a non isolarsi ed a mettersi in sintonia con la città garantirà una gestione amministrativa magari non priva di errori ma comunque accettabile e giustificabile. Se, al contrario, si illuderà che il largo consenso ottenuto nelle urne le assicura comunque la sintonia con i romani e si blinderà con la sua giunta sul Colle primigenio rischierà di finire ben presto come il marziano che l’ha preceduta, mandando all’aria non sole se stessa ma anche l’ambizione del Movimento Cinque Stelle di governare il Paese.

A ben guardare il vero pericolo che grava su Virginia Raggi non è l’inesperienza o la scarsa competenza della sua squadra di assessori ma è proprio l’illusione, simile a quella di Marino, che il largo consenso ottenuto dai votanti assicuri comunque la sintonia con i romani e che questo consenso le consenta di governare limitandosi a gestire le tensioni esistenti nel circolo ristretto dei collaboratori, del direttorio e del duo Beppe Grillo e Davide Casaleggio.

La fase che è seguita alle elezioni e ha portato alla formazione della giunta dimostra che questo pericolo esiste ed è anche consistente. Durante questi giorni i romani sono rimasti a guardare le manovre che avvenivano all’interno della ristretta cerchia dei massimi dirigenti grillini senza avere alcuna possibilità di capirne le logiche e le dinamiche e senza poterle minimamente condizionare ed indirizzare.

Si dirà che quanto è avvenuto è del tutto simile a quanto regolarmente avviene nei partiti tradizionali all’indomani delle tornate elettorali che portano alle formazioni di giunte o di governi. Ma è proprio l’identificazione con la normalità delle forze politiche “vecchie” che costituisce un rischio mortale per un partito che si definisce “nuovo”. Un rischio che per quanto riguarda Virginia Raggi è aggravato dalla sensazione già avvertita dai romani che la sindaca non sia libera di governare come meglio crede, ma sia una sorta di marionetta nelle mani del direttorio e di Grillo e Casaleggio.

Il consenso elettorale non è una cambiale in bianco. Può evaporare in breve tempo. Tanto più se passa la sensazione che dal “marziano” si è passati alla “marionetta”!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06