
Giunti al termine della sfida per i ballottaggi rivolgiamo uno speciale appello ai cittadini milanesi: per favore, non votate Beppe Sala. Non si tratta di ripicca personale o di calcolo politico. Non c’entra il futuro di Matteo Renzi e neppure quello del centrodestra. Di questo si avrà tempo e luogo per parlarne. E neppure c’entra la simpatia o l’antipatia dei candidati. Non c’entra Expo e il nulla della mirabolante giunta Pisapia.
L’accorato invito a evitare Sala sulle schede di domenica nasce dal cuore e dalle viscere per una sconcezza che solo la sua sconfitta potrebbe evitare. Questa oscenità ha un nome e cognome: Sumaya Abdel Qader, candidata nella lista del Partito Democratico meneghino. Al primo turno ha ottenuto oltre mille preferenze personali che, se Sala venisse eletto sindaco, le consentirebbero di sedere in consiglio comunale a Palazzo Marino. Il nuovo acquisto renziano ha una storia personale che parla da sé. Trentasette anni, sociologa, origini giordano-palestinesi, Sumaya è una musulmana di stretta osservanza. Fa parte del Caim, il coordinamento delle associazioni islamiche milanesi. Ma Sumaya ha un altro e ben più prestigioso incarico che ricopre da tempo. Come rivela l’arabista Valentina Colombo al Foglio, l’aspirante consigliera “dem” è la responsabile del dipartimento giovani e studenti della Fioe (Federation of islamic organizations in Europe), braccio continentale dell’organizzazione islamista radicale dei Fratelli Musulmani. Ma non finisce qui. La giovanotta appartiene a una famiglia che non fa mistero di nutrire forti simpatie per Hamas: la madre passa le giornate a postare sui social foto di combattenti islamici con tanto di mitra e lanciarazzi.
Ma Sumaya ha anche un marito: Abdallah Kabakebbji. Un personaggetto, come direbbe Maurizio Crozza. Siriano, di professione odontoiatra, è famoso per essere il signor “Ctrl+Alt+Canc” perché la sua massima aspirazione, come racconta Andrea Morigi su Libero, è di vedere cancellata Israele dalla faccia della terra. Scrive Abdallah ai suoi fans sui social: “Israele è un errore storico, politico, una truffa. In caso di errore che crea danno, sai cosa si fa a casa mia? Ctrl+Alt+Canc!” Avete inteso bene: Ctrl+Alt+Canc che sarebbe come per un nazista dire: Kaputt! Questo è il marito ma la moglie non è da meno. La nuova starlette renziana si è fatta vedere in giro, durante la campagna elettorale, con un certo Sameh Meligy, egiziano, appartenente all’Alleanza islamica d’Italia. Di lui, racconta Cristina Giudici sul Foglio, sono note le foto che lo ritraggono in un virile abbraccio con l’imam Tareq Suwaidan, il criminale yemenita, predicatore d’odio che dal Kuwait, dov’è nascosto, sparge il suo veleno contro Israele e contro l’intero Occidente cristiano. Questi dunque gli amici e i parenti con cui Sumaya desidera stare. Chi certamente non ama frequentare sono i rappresentanti della Brigata Ebraica che hanno sfilato per Milano lo scorso 25 aprile. Magari uno sforzo la ragazza lo farebbe pure se non fosse che quegli ultimi testimoni delle tenebre sono troppo “israeliani” per i suoi gusti. Quale migliore viatico per una futura consigliera comunale di quello di scambiare la festa del 25 aprile con il carnevale ambrosiano?
L’accusa infamante non è farina del nostro sacco ma di Daniele Nahum, compagno di partito di Sumaya, che non gliel’ha mandata a dire. Ora, tutta questa roba sta con Sala, se lui vince anche questa feccia vince. Ci auguriamo che gli elettori milanesi ci pensino bene prima di preferirlo al competitor Stefano Parisi perché se orari dei tram e circoli anziani sono importanti, altrettanto lo è la memoria e lo sono i valori profondi della nostra cultura. Una come Sumaya non ci appartiene non perché sia musulmana ma per quello che dice e professa. Sumaya non è Milano e chi la sponsorizza non è degno di occupare lo scranno cittadino più alto. Perciò non diremo: vota Parisi ma, convintamente: non votare Sala.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:04