
Il caso Vegas è la spia di una tensione tra centristi e renziani che non riguarda tanto il ruolo e l’indipendenza di una Authority come la Consob, ma il cambiamento o meno della legge elettorale chiamata Italicum.
Angelino Alfano è sceso in campo a difendere Vegas dall’attacco partito dalla Gabanelli e condotto da Calenda e Zanetti non solo perché il presidente della Consob, che è un liberale riconducibile all’area centrista, rappresenta una Autorità che per definizione non può essere sottoposta ai condizionamenti ed alle pressioni del Governo. Ma soprattutto perché dall’inizio della campagna per il referendum sulla riforma elettorale sia Matteo Renzi che Maria Elena Boschi hanno ribadito che non hanno alcuna intenzione di modificare l’Italicum sostituendo il premio di maggioranza alla lista con il premio di maggioranza alla coalizione. E lo hanno fatto ben consapevoli di porre i partiti minori dell’area centrista, quello alfaniano e quello verdiniano, di fronte all’alternativa secca di annullarsi nel partito della nazione renziano o di cercare la sopravvivenza tentando un fortunoso ritorno nel centrodestra da dove provengono.
Il caso Vegas, allora, diventa un pretesto per una partita che è ancora tutta da giocare. In cui Alfano, ma anche Verdini, cercheranno di convincere Renzi a modificare l’Italicum minacciando di votare “no” al referendum ed il Premier cercherà di resistere alle loro minacce offrendo loro di entrare a far parte singolarmente del “Partito della Nazione” in sostituzione della parte della sinistra Pd meno disposta a finire renziana.
È difficile ipotizzare che questo scontro si possa concludere con la vittoria dei centristi e con la sconfitta di Renzi costretto a rinunciare al premio di maggioranza alla lista, cioè all’unico strumento con cui potrebbe garantire la stabilità assoluta del proprio Governo in caso di vittoria nel referendum e l’unico vero obiettivo della sua riforma costituzionale. Più facile immaginare che il Presidente del Consiglio e Maria Elena Boschi respingeranno tutte le minacce ed i ricatti e conserveranno intatto l’Italicum. Ed è ancora più semplice prevedere che i “no” di Renzi e Boschi provocheranno automaticamente l’avvio di uno scontro fratricida dentro il partito di Alfano ed i gruppi parlamentari di Verdini tra chi cercherà la propria sopravvivenza rientrando in qualche modo nel centrodestra e chi lo farà sollecitando al Premier un approdo sicuro dentro il Partito Democratico definitivamente renzizzato.
Dopo i ballottaggi la prossima fase politica si gioca su questo terreno. Che formalmente è quello del referendum, ma concretamente riguarda l’Italicum, una legge che per essere modificata avrebbe bisogno o di una diversa maggioranza parlamentare o di un referendum!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05