
I ballottaggi di domenica prossima non sono il giudizio di Dio previsto per dopo la fine del mondo. Sono solo una tappa di un cammino che è destinato a durare, se non all’infinito, almeno fino al termine dell’attuale legislatura. Per questo ogni scelta in favore di questo o quel candidato o per l’astensione o la scheda bianca non è un atto irreversibile ed impegnativo per il futuro ma solo un segnale, piccolo o grande che sia, per indirizzare in qualche modo il percorso verso la tappa successiva.
Qualcuno pensa che questa tappa possa essere, come ai tempi della sconfitta alle elezioni regionali che costò l’uscita da Palazzo Chigi di Massimo D’Alema, una serie di fibrillazioni dell’area governativa destinate a mandare a casa in largo anticipo Matteo Renzi. Chi è convinto di questo conta ovviamente di votare comunque contro i candidati del Partito Democratico per poter vedere concretizzata l’ipotesi della cacciata del Premier. Ma chi dà per scontato che qualunque sia il risultato delle amministrative non riuscirà in alcun modo a schiodare Renzi dalla propria poltrona, non ha grande voglia di “aiutare il nemico del proprio nemico”, cioè votare per la Raggi e per Appendino pur di mettere nei guai il Pd.
In realtà la tappa effettivamente successiva a quella delle elezioni amministrative è costituita dal referendum sulla riforma costituzionale. E chi ha già deciso di votare “no” conta di usare il voto ai sindaci per dare una prima e sonora sberla al Governo e dimostrare che nel Paese esiste uno schieramento maggioritario deciso a non far passare una riforma considerata lo strumento per una svolta autoritaria.
Chi non ha ancora stabilito come votare al referendum, invece, non ha la determinazione dei militanti del fronte del “no”. Ed è più sensibile al richiamo razionale alla regola del non tagliarsi gli attributi per fare dispetto alla moglie. Già, perché esiste il serio rischio che per indispettire Renzi ed il Partito Democratico si trasformi il Movimento Cinque Stelle da forza antisistema destinata a rimanere all’opposizione vita natural durante in forza di governo capace di rivendicare il diritto non solo di amministrare le città ma anche di guidare il Paese.
Esiste questa prospettiva? Certamente sì! Ed è anche per questo che la ragione alimenta la posizione di chi è intenzionato ad astenersi od a votare scheda bianca. Non sempre un male ne scaccia un altro. Molto spesso i mali si assommano e provocano disastri. Come è avvenuto nelle primavere arabe !
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06