La volata lunga di Matteo Renzi

Matteo Renzi va avanti come un treno ad alta velocità nella sua campagna per il “sì” al referendum sulla riforma costituzionale previsto il prossimo autunno. Non passa giorno senza che i media siano piedi delle sue dichiarazioni sulle conseguenze disastrose per il Paese in caso di vittoria del “no” e, viceversa, di quelle positive e straordinarie che scatterebbero in seguito al successo del “sì”. Ora sappiamo che nel primo caso avremmo la perdita rovinosa della governabilità, l’ostilità dell’Europa, la mancata uscita dalla crisi oltre, naturalmente, la caduta del Governo ed il ritorno drammatico della instabilità, degli inciuci e della paralisi assoluta della società italiana. Nel caso opposto, invece, scatterebbero automaticamente tutte le ipotesi opposte, cioè la piena governabilità, la soddisfazione dell’Europa per l’Italia riformata, la ripresa dell’economia e della produzione e, con la conseguente riduzione delle tasse, l’uscita del Paese dalla crisi ed il suo ritorno nella fase del benessere e della tranquillità.

La campagna propagandistica del Presidente del Consiglio sembra avere successo. Un giorno ottiene il consenso entusiastico dei coltivatori diretti, il giorno appresso dei giovani industriali e quello successivo di tutti gli imprenditori a cui va a fare visita nelle aziende tirate a lucido per l’occasione. Di questo passo può ragionevolmente prevedere di trasformare il referendum in un plebiscito a proprio favore e di poter gettare le basi per il suo Premierato squilibrato per i prossimi vent’anni (chi si fida della sua promessa di non andare oltre due mandati?).

Questa marcia trionfale, però, è segnata da alcune anomalie che non possono essere ignorate. La prima è che la campagna referendaria è già iniziata, ma la data del referendum non è stata ancora fissata. Grazie ad essa Renzi può dominare la scena mediatica del Paese in maniera incontrastata con l’obiettivo non solo di minimizzare l’eventuale effetto negativo delle possibili sconfitte nei ballottaggi amministrativi del 19 giugno, ma anche di accumulare in questo periodo di dominio propagandistico un tale vantaggio da metterlo al riparo da qualsiasi offensiva estiva ed autunnale del “no”. La seconda è che il fronte dei suoi avversari e competitori è totalmente assente dalla competizione. Sia perché, com’è il caso di Silvio Berlusconi, è stato costretto a fermarsi per ragioni di salute. Sia perché Matteo Salvini e gli esponenti grillini sono troppo impegnati nelle elezioni amministrative per poter entrare subito in partita nello scontro sul referendum costituzionale.

Il vantaggio che queste anomalie assicurano a Renzi è forte. Ma nascondono il rischio di tutte le cosiddette “volate lunghe”. Alle volte chi parte troppo presto arriva spompato al traguardo!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06