Il colpo a vuoto della “kamikaze” Mussolini

Dopo il primo turno delle amministrative non si placa la polemica nel centrodestra. A gettare benzina sul fuoco ci pensa Alessandra Mussolini. In un’intervista rilasciata al Messaggero l’europarlamentare forzista dà la propria versione dei fatti sul pasticcio romano. A suo dire, Silvio Berlusconi le avrebbe affidato una missione suicida: impedire alla Meloni di arrivare al ballottaggio. E lei non si sarebbe tirata indietro. Si è lanciata in picchiata per farla pagare all’accoppiata Meloni-Salvini, rea di propositi golpisti anti-Cav. L’azione kamikaze sarebbe stata elogiata dal capo in persona. Berlusconi l’avrebbe chiamata la notte stessa di domenica per complimentarsi per il sacrificio compiuto. D’altro canto, cosa c’è di più nobile di un suicidio (politico) per una giusta causa? Questa almeno la tesi consolatoria fornita dalla Mussolini. Ma sarà vero? Fino a smentita, bisogna crederle. Nondimeno, la cosa sembra priva di senso. Ma stiamo ai fatti. Se l’obiettivo era davvero il siluramento della Meloni l’onorevole Mussolini dovrà ricredersi perché la sua “kamikazzata” è finita per spiaggiarsi senza colpire il bersaglio. Lo dicono i numeri. Giorgia Meloni ha ottenuto 265.736 preferenze contro le 320.170 di Roberto Giachetti. La leader di Fratelli d’Italia, dunque, ha fallito il colpaccio del ballottaggio restando indietro al candidato piddino di 54.434 voti.

Ora, seguendo la ricostruzione della Mussolini, il gap sarebbe stato provocato dalla scelta di Forza Italia di andare con Marchini. Peccato però che il raccolto del partito azzurro a Roma sia stato da tempi di carestia: 49.369 voti. Ciò vuol dire che se pure la Meloni avesse ricevuto il pieno appoggio di Forza Italia, posto che tutti i suoi elettori avessero seguito l’indicazione del partito, ugualmente non ce l’avrebbe fatta a superare Giachetti. Sarebbero comunque mancate a Giorgia 5.065 preferenze per il sorpasso. Quindi di che parla l’onorevole Mussolini? L’unica cosa vera del suo coming out è che a Roma il partito berlusconiano si sia suicidato. Ma questa morte annunciata ha ben altre cause che meritano di essere approfondite. Si dovrebbe, ad esempio, riflettere sull’inspiegabile debolezza della lista presentata con la bandiera di Forza Italia. Dei 47 candidati ben 16 hanno ottenuto meno di 50 preferenze personali. Su 1.287.350 voti validi vuol dire che oltre il 30 per cento dei prescelti a rappresentare i forzisti nella capitale è stato votato dalla stretta cerchia dei parenti e dal gatto di casa. Vi sembra possibile?

Ma per spiegare l’improvvida uscita della Mussolini bisogna guardare agli esiti del confronto tra alcune first lady berlusconiane in campo per le comunali. Delle tre front-runner che dovevano guidare la riscossa forzista nelle principali città, la Mussolini è quella che più ne esce con le ossa rotte. Ha ottenuto miseri 1492 voti. Come a dire: non se l’è filata nessuno. Mentre Maria Stella Gelmini a Milano ha fatto il pieno con 11.990 preferenze e Mara Carfagna, a Napoli, se l’è cavata per il rotto della cuffia con un onorevole punteggio: 6.109 voti. A insidiare l’apparato nervoso di Alessandra si sono aggiunti due fattori davvero indigeribili. La “lombarda” Irene Pivetti, risuscitata per l’occasione dal mondo dei morti politici e chiamata a capitanare la pattuglia romana di “Noi con Salvini”, ha preso quasi i suoi stessi voti: 1364. E poi l’insulto più grande “by Giorgia Meloni”: la candidatura di un’altra Mussolini, Rachele, in una lista civica di appoggio a Meloni-Sindaco. Risultato per la semisconosciuta sorella di Alessandra: 657 voti. Sono questi i numeri che hanno innescato la miscela esplosiva nella testa di Alessandra Mussolini facendola sbroccare. Da oggi abbiamo una nuova martire. Si chiama Giorgia e le cose, per il destino del centrodestra, si fanno maledettamente più complicate. Domanda: era proprio necessario montare tutto sto can-can?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:59