Marco Pannella, l’omaggio solo in morte

Quanta ipocrisia attorno alla bara di Marco Pannella! Chi lo ha osteggiato ed ostacolato in vita cerca di appropriarsene ora che è morto e che non ha alcuna possibilità di ribellarsi a questa manipolazione ai suoi danni.

Dove erano gli artefici dell’appropriazione indebita quando da un paio d’anni a questa parte qualche voce isolata lanciava la richiesta di compiere un riconoscimento tardivo al leader radicale nominandolo senatore a vita? Non un rappresentante autorevole delle istituzioni, che pure avrebbe potuto e dovuto impegnarsi per assicurare un riconoscimento tardivo ad un personaggio che aveva segnato in maniera indelebile il secondo dopoguerra, ha avvertito la necessità di raccogliere e sostenere la richiesta del laticlavio per Marco Pannella. Non lo hanno fatto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che pure ha omaggiato a beneficio dei media il “leone delle libertà”, non lo ha fatto la presidente della Camera Laura Boldrini, che ha pensato di aprire le porte di Montecitorio al leader radicale solo per la camera ardente, non lo ha fatto il presidente del Senato Pietro Grasso, a cui forse spettava di accogliere chi non aveva potuto avere accesso in vita a Palazzo Madama. E non lo ha fatto non l’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella, ancora da trappo poco tempo al Quirinale, ma il predecessore Giorgio Napolitano, che di tempo ne ha avuto in abbondanza per dare il riconoscimento dovuto ad un grande della Repubblica ma lo ha sempre perso seguendo altre necessità e logiche.

Negli ultimi anni non sono stato quasi mai d’accordo con le posizioni di Emma Bonino. Ma adesso non posso non sposare in pieno la critica da lei fatta al sistematico rifiuto da parte dei responsabili delle istituzioni del presente e del passato di riconoscere adeguatamente i meriti acquisiti da Pannella nei confronti della società italiana. Non so se in questa critica ci sia un pizzico di rammarico da parte della Bonino per aver avuto lei una parte dei riconoscimenti che sarebbero potuti andare a Pannella. Ma la questione riguarda solo i rapporti personali tra Marco ed Emma e non va alimentata. Ciò che va invece rilevato con forza è che Pannella avrebbe potuto essere utilizzato al meglio dalla classe politica italiana, magari per dimostrare al mondo la capacità del Paese di essere al passo sui grandi temi dei diritti civili, della non violenza, della lotta alla fame nel mondo, della legalità democratica. Ma questa occasione non è stata mai colta. Al contrario, chi avrebbe potuto essere esibito come la dimostrazione vivente di come l’Italia non sia solo l’esportatrice della mafia ma anche la culla di valori positivi, è stato marginalizzato in ogni modo da vivo per essere liberato e rivalutato ora che la morte garantisce che non potrà continuare a battersi per le libertà, le garanzie, lo Stato di diritto.

Chi vuole cercare di raccogliere almeno una parte della grande eredità politica e morale di Pannella deve partire da questa osservazione-recriminazione. L’ostacolo più grande che dovrà cercare di superare sarà sempre l’ipocrisia, quella contro cui Marco si è battuto per tutta la vita e che oggi lo esalta dopo essersi assicurata che non c’è più!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05