
Quanto può essere scontato e banale allinearsi a quanti in queste ore si affrettano a rilevare come la scomparsa di Marco Pannella apra un vuoto incolmabile nella vita politica non solo del nostro Paese ma dell’intera Europa e provochi un sincero e profondo dolore in chi ha avuto il privilegio di conoscerlo personalmente ed apprezzarne la forza vitale di idee magari non tutte condivisibili ma sempre ispirate ai valori di libertà?
Ora è sicuramente banale e scontato esprimere cordoglio politico e personale per la resa alla morte del campione indomito della non violenza e dei diritti civili. Ma in questo momento mi appare addirittura doveroso scadere nella banalità ed aggiungermi al coro di chi denuncia il vuoto politico ed umano provocato dalla scomparsa di Pannella.
Per l’uomo che è sempre stato fuori dal coro è giusto e doveroso alzare un coro di cordoglio. Perché ad uscire dalle nostre vite è stato uno degli italiani più visionari e folli del secondo dopoguerra, uno dei pochissimi che con le sue visioni e la sua follia ha permesso alla nostra società di crescere, innovarsi, uscire dal provincialismo più gretto ed entrare, sia pure tra mille contraddizioni e resistenze, nella modernità del terzo millennio.
Anche chi non ha condiviso le sue battaglie deve oggi a Marco Pannella il tributo che va riconosciuto ad un grande personaggio che ha fatto la storia contando solo sul suo personale slancio vitale e non su qualche privilegio di casta, di categoria, di confraternita.
Da conterraneo di Marco ho sempre pensato che la sua prorompente vitalità di stampo bergsoniano e la sua determinazione fossero il frutto del fortunato intreccio tra le radici abruzzesi del padre e quelle francesi della madre. Di suo, però, Pannella ci ha messo cultura, passione ed una capacità di fascinazione che solo i grandi leader riescono ad avere.
Della sua eredità morale e politica si parlerà parecchio nel prossimo futuro. Per ora non riesco che a piangere un maestro di libertà, una guida di moralità ed un amico di cui potrò andare fiero negli anni a venire e di cui avvertirò la mancanza crescente fino al termine della mia vita. Ciao Marco!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:34