
La battaglia per il Corriere della Sera è appena iniziata, ma il suo esito è già definito. Nessuno dubita che il tentativo di Urbano Cairo di legare lo storico giornale alla sua televisione La7 sarà respinto e che la cordata alternativa guidata da Andrea Bonomi e formata da Della Valle, Unipol, Pirelli e Mediobanca conquisterà la maggioranza di Rcs ed il controllo del prestigioso quotidiano di via Solferino.
Ma che ci faranno con il Corriere della Sera gli azionisti storici della Rcs (tranne Bonomi che però ha avuto antichi rapporti con il Corriere) e che nel corso di tutto questo tempo hanno assistito senza battere ciglio al declino del quotidiano ed alla corsa verso il fallimento della sua società editrice?
Si possono trovare molte risposte all’interrogativo. I componenti della cordata alternativa a Cairo lasciano intendere che vogliono salvaguardare i loro investimenti evitando che Rcs vada a finire nelle mani di un editore che non sembra avere la solidità economica necessaria per reggere il peso di una impresa come quella in questione. Il ché sarà pure vero. Ma non sfiora neppure il nodo che inevitabilmente sta al centro di qualsiasi vicenda riguardi il quotidiano di maggior prestigio del Paese. Un nodo che è da sempre ed inevitabilmente politico. Il Corriere della Sera è sempre stato uno dei protagonisti principali della storia nazionale degli ultimi centoventi anni.
Senza il giornale di Albertini non ci sarebbe stata la guerra in Libia del 1911, l’intervento nella Prima guerra mondiale e la stessa Marcia su Roma. Non è un caso che la prima preoccupazione di Benito Mussolini fu quella di consolidarsi al potere facendo passare la proprietà del giornale da Albertini alla famiglia Crespi. E la cura costante di ogni governo del secondo dopoguerra fu quella di avere proprietari e direttori del Corriere sempre e comunque filogovernativi.
Si può allora pensare che l’ultima battaglia della serie riguardante la sorte del quotidiano non abbia alcuna dipendenza dalla politica? La risposta è scontata. Così come è scontato immaginare che l’offensiva anti-Cairo, che è un editore puro e che ha collocato La7 in una posizione decisamente critica del Governo e del Premier, sia favorita dall’interesse di Matteo Renzi di continuare ad avere a via Solferino proprietari e direttori assolutamente sensibili ai suoi interessi ed alle sue sollecitazioni. Ma se l'ombra renziana si consolida sul Corriere della Sera, una oscura nube si determina sull’intero sistema informativo del Paese. Renzi già controlla la Rai e gode del sostegno acritico di Sky e di quello interessato del nuovo gruppo formato da De Benedetti, Agnelli e Perrone. Con l’inserimento del Corriere nella sua batteria di sostenitori e fiancheggiatori è destinato ad avere una potenza di fuoco in grado di marginalizzare qualsiasi voce di dissenso presente nel mondo dell’informazione nazionale. Ma che succede quando l’informazione diventa a senso unico in favore del Governo? La risposta è facilissima, nasce un regime!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06