I 2 motivi dell’evento  al Teatro dell’Angelo

Sono due i motivi per cui ho voluto intervistare Alfio Marchini al Teatro dell’Angelo e far seguire l’intervista con un talk-show con Maurizio Gasparri, Gianpiero Samorì, Gaetano Quagliariello, Francesco Storace, Giovanni Mauro e, in rappresentanza dei mondi dell’economia e delle professioni, l’imprenditore Pierluigi Borghini e l’avvocato e professore Stefano Crisci.

Il primo riguarda Roma ed il suo futuro. Di tutti i candidati in lizza per il Campidoglio, Alfio Marchini mi sembrava l’unico deciso a giocare la propria partita solo al servizio della Capitale. Ognuno degli altri candidati segue una prospettiva ed un disegno diverso. La Raggi vuole diventare sindaco per dimostrare che il Movimento Cinque Stelle è in grado di competere alle prossime elezioni politiche per il governo nazionale. Fassina, rientrato in gioco, vuole utilizzare Roma per dare corpo al progetto sempre nazionale della sinistra alternativa a Matteo Renzi. Giachetti punta all’esatto contrario, cioè a dare concretezza al disegno renziano di dare vita ad un partito della nazione capace di frantumare il centrodestra e relegare alle ali estreme i populismi lepenisti e quelli grillini. Giorgia Meloni si è piegata al disegno di Salvini di usare le elezioni comunali romane come terreno di sperimentazione della propria leadership sulla destra radicale e si vede in futuro non in Campidoglio ma in Parlamento alle destra del dio padre onnipotente padano.

Resta Marchini. Che, come dice il nome della sua lista “Ama Roma” e ha delineato il proprio percorso entro i soli confini della Capitale. Ma basta amare Roma e non avere ambizioni e disegni politici nazionali per meritare il voto dei cittadini dell’Urbe? Con la mia intervista, incentrata su questo interrogativo, non volevo solo una risposta scontata ma anche sollecitare Marchini a compiere un salto di qualità nella sua campagna elettorale indicando quale idea di Roma e della sua missione intende portare avanti in caso di vittoria per il Campidoglio. Un’idea che non è solo quella del decoro, del restauro, dell’efficienza, della funzionalità, del rilancio dell’economia e della spinta allo sviluppo, ma non può non essere che quella del rilancio del primato di Roma a livello nazionale ed internazionale. Solo sognando una città che abbia non solo il primato nella storia del passato ma anche del futuro si può pensare di ridare dignità, decoro, efficienza, funzionalità, economia e sviluppo.

Marchini ha fornito le assicurazioni che speravo di ascoltare. Ed è per questo che va portato al ballottaggio e successivamente eletto sindaco. Il secondo motivo dell’appuntamento al Teatro dell’Angelo (che spero di poter rendere continuo dal prossimo autunno) è che non può esserci un primato di Roma senza che dalla Capitale non parta un progetto politico per il futuro del Paese. Per questo ho chiesto a Gasparri, Samorì, Quagliariello, Mauro, Storace, Borghini e Crisci di partecipare all’incontro che ha seguito l’intervista a Marchini. Perché penso che, sfruttando l’esperienza che Marchini farà in Campidoglio, i movimenti da loro rappresentati possono diventare il nucleo centrale di un disegno di rilancio dell’area moderata aperta ai contributi di tutte le forze decise a creare un’alternativa di governo affidabile e credibile al regime renziano ed al caos grillino.

La mia funzione è stata quella dello stimolatore. Cioè quanto ho cercato di essere nel corso della mia esperienza professionale giornalistica ed in attesa di poter mettermi al servizio, al fianco di Samorì e Mauro in Italia 20.50, ed insieme a Gasparri, Quagliariello, Storace ed altri, del progetto di una Italia che forte del proprio passato sappia finalmente guardare avanti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08