Diversamente indagati a “Cinque Stelle”

Dunque, sul caso del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, indagato per bancarotta fraudolenta e, secondo Il Tirreno, anche per abuso d’ufficio e falso in bilancio, il Movimento Cinque Stelle e il suo mentore Beppe Grillo ci hanno spiegato che c’è avviso di garanzia e avviso di garanzia. Dato che il loro partito/movimento è comunque differente, ciò che sembra essere accaduto a Livorno non si può minimamente paragonare ad altre innumerevoli vicende di malaffare legate alla sfera politica. Loro, i grillini, avendo stampigliato in fronte il sigillo dell’onestà a tutto tondo, non hanno nulla a che vedere con il resto del panorama politico, in cui domina incontrastata la corruzione.

Eppure, al di là della questione giudiziaria che coinvolge il citato Nogarin, e sulla quale non vorrei assolutamente utilizzare la barbarica presunzione di colpevolezza adottata altrove dal M5S, la vicenda di Livorno ci offre l’inevitabile conferma circa i guasti sistemici dell’italica politica, i quali non si riparano certamente con l’onestà autocertificata di chi, quando accade, si ritiene diversamente indagato.

In estrema sintesi, i fatti. Il sindaco grillino di Livorno è accusato di aver prima fatto approvare dalla sua giunta comunale l’accesso ad un concordato preventivo per la municipalizzata Aamps, per poi assumere inopinatamente in pianta stabile 33 precari della medesima azienda, e successivamente portare i relativi libri in Tribunale. In questo caso la bancarotta fraudolenta si concretizzerebbe nella scelta di Nogarin di appesantire ulteriormente i conti della sua municipalizzata fallita, anziché venire incontro alle esigenze dei creditori, così come la legge imporrebbe di fare nel momento in cui si avvia una procedura di concordato preventivo.

Ora, il Nogarin si difende sostenendo di aver agito in buona fede e di non avere comunque perseguito interessi personali. Ma è proprio qui che casca l’asino. Ammesso e non concesso che questo signore, appartenente alla schiatta degli onesti a Cinque Stelle, non abbia intascato un euro, resta il problemino politico di aver ulteriormente dissestato le casse pubbliche con una classica infornata di posti fissi. Posti fissi finanziati dal solito Pantalone che altrove vengono definiti senza pudore come il risultato tangibile di un voto di scambio. Un onestissimo e pulito voto di scambio che caratterizza sempre più il Paese di Pulcinella ad ogni livello della cosiddetta rappresentanza democratica.

D’altro canto, come chi segue la nostra politica con occhio laico e disincantato, una volta che si è raggiunta la stanza dei bottoni scatta inesorabile la ferrea legge di una democrazia acquisitiva che si compra il consenso utilizzando con disinvoltura i soldi del contribuente. Solo che nel caso di Livorno tutto ciò sembra essere avvenuto attraverso il sacro fuoco dell’onestà. Vuoi mettere?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:00