
Sulla questione dell’invasione migratoria si deve avere il coraggio di esprimere un “grazie” grande come una casa all’Austria per la decisone del suo governo di minacciare la costruzione del muro alla frontiera del Brennero.
Dopo anni di oscenità multiculturaliste circa la bontà del paradigma delle “porte aperte”, la sveglia austriaca ha costretto i nostri governanti a rimettere i piedi sulla terra. La paura di ritrovarsi a gestire un’Italia trasformata in un immenso campo di raccolta di clandestini ha fatto aguzzare l’ingegno a Matteo Renzi e al suo sodale Angelino Alfano. L’idea di presentare in Europa un “Piano Marshall” per arginare l’invasione migratoria ha senso. Se i due fossero persone intellettualmente oneste dovrebbero fare pubblica ammenda riconoscendo che gli allarmi lanciati dal centrodestra in questi anni non erano vaneggiamenti xenofobi, ma espressioni di assoluto buon senso. Anche le idee-guida contenute nel “Migration Compact” inviato a Bruxelles sono tributarie di analisi sviluppate a Destra. Nella stessa misura delle soluzioni contenute nel documento. Alleluia! Alla fine l’hanno capito che l’utopia pacifista delle “porte aperte” ci avrebbe condotto al disastro.
Ora, però, si tratta di passare dalle parole ai fatti. Buona l’idea di aiutare economicamente i Paesi di partenza e di transito dei migranti per arrestarne a monte i flussi. Ma, come ha opportunamente osservato Arturo Diaconale nel suo fondo di ieri, non è questione che produca frutti nel breve termine. Ad altro bisogna pensare per affrontare l’emergenza. E quest’altro non può che essere la Libia. La fonte immediata e diretta dei problemi alla porta meridionale dell’Europa è rappresentata dallo stato di anarchia in cui versa quel Paese. Oggi tutte le organizzazioni internazionali concordano nel dire che è concentrata in territorio libico una massa di 500mila individui pronti a tentare il salto in Italia. Mettiamocelo bene in testa: accoglierli tutti è impossibile. Non ci sono soldi, welfare e spazi abitativi che bastino per evitare uno scompenso grave ai già precari equilibri sociali nel nostro Paese. L’unica soluzione possibile, piaccia o meno alle anime belle della sinistra, sta nel fermare gli immigrati sul suolo libico, come fece Silvio Berlusconi quando si accordò con Gheddafi.
Visto che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sbandiera con tanta enfasi il successo dell’insediamento a Tripoli del nuovo governo di ricostruzione nazionale, faccia lui pressione sul neo-premier Fayez al Sarraj perché conceda all’Ue l’amministrazione di una porzione di territorio in prossimità della costa sulla quale installare un mega campo di accoglienza gestito in partenariato dall’Unione europea e dalle principali organizzazioni umanitarie. All’interno della struttura dovrebbe sorgere un front office in grado di raccogliere le istanze dei richiedenti asilo da smistare per le istruttorie ai singoli Paesi europei. In questo modo si porrebbe la parola fine sulla tragedia dei barconi. Gli immigrati non avrebbero più alcun interesse a rischiare la vita e a dilapidare le loro poche sostanze a beneficio di trafficanti senza scrupoli se avessero la certezza di essere ricondotti in Libia, una volta intercettati in mare dalle navi delle forze europee di frontiera.
C’è un problema di finanziamento della mega operazione. Renzi propone l’emissione di eurobond da destinare alla cooperazione con i Paesi africani di partenza e di transito dei migranti. La Merkel non ne vuole sentire parlare. Ma se ne può discutere: l’importante è che vi sia la volontà da parte italiana di cambiare rotta. Ammettiamolo: se non ci fosse stato lo spettro del muro al Brennero il centrosinistra, sull’accoglienza illimitata, avrebbe continuato a ciurlare nel manico. Allora: grazie Austria. Wunderbar!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:02