
È probabile che la stampa tedesca la spari grossa quando afferma che i terroristi dell’Isis potrebbero travestirsi da ambulanti e compiere attentati nelle spiagge italiane. Sono alcuni decenni che alla vigilia della primavera e dell’estate i settimanali tedeschi creano allarmismi totalmente ingiustificati sulla sicurezza in cui versa il nostro paese. Tanto da far sorgere il sospetto che tutte queste balle siano non il frutto di qualche informazione distorta, ma l’effetto di campagne debitamente finanziate e dirette a distogliere i turisti tedeschi dalle coste italiane ed indirizzarli verso quelle croate, slovene o greche in cui i porti, i villaggi e gli insediamenti per le vacanze sono sotto il controllo di operatori germanici.
Ma se non c’è da credere alle solite strumentalizzazioni interessate della stampa d’Oltralpe, bisogna mettersi necessariamente in allarme di fronte all’annuncio dato dai diplomatici libici presso la Santa Sede, secondo cui più di cinquecentomila migranti sono pronti ad imbarcarsi della Libia per arrivare in Italia. L’annuncio è credibile non perché proviene dai diplomatici accreditati in Vaticano, ma perché rappresenta la conferma di un allarme lanciato a più riprese anche dalle Nazioni Unite e che fino ad ora ha trovato un riscontro concreto nei dati sull’affluenza dei profughi nei primi mesi del 2016.
La rotta balcanica si è interrotta e si è riaperta quella mediterranea per chi fugge dalle guerre in Medio Oriente ed in Africa. E di fronte a questo dato inconfutabile non si può né negare l’evidenza e neppure pensare di trovare una soluzione all’emergenza con un piano che prevede interventi umanitari nei Paesi d’origine dei disperati da realizzare in tempi molto lunghi e da finanziare non si sa bene come.
Di fronte ad una situazione così esplosiva il Governo può plaudire gli appelli all’accoglienza di Papa Francesco, ma deve obbligatoriamente predisporre tutte le misure necessarie per mettere il Paese in condizione di reggere l’impatto di cinquecentomila persone da alloggiare, da alimentare e da non tenere in condizione di servitù o di costrizione per evitare che una parte di loro trovi rifugio nella criminalità organizzata o, peggio, nel fondamentalismo islamico.
C’è da augurarsi che le autorità di governo abbiano pensato per tempo a preparare le condizioni per impedire che l’accoglienza diventi la scorciatoia per aumentare il numero dei criminali e dei terroristi. Ma il sospetto ed il timore che tutto sia ancora per aria resta fortissimo. La retorica dei buoni sentimenti ha già fatto danni enormi nel passato e tutto lascia credere che stia per ripeterli anche nel presente e nel prossimo futuro.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:07