L’inquietante   reciprocità dell’Iran

“Non useremo la forza tranne che per l’autodifesa”. La dichiarazione del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif non si presta ad equivoci. Solo se attaccato l’Iran userà la forza militare di cui dispone e di cui si sta dotando. L’affermazione tranquillizza le Cancellerie europee, e soprattutto la ministra degli Esteri della Ue Federica Mogherini, che hanno come obiettivo principale quello di riaprire e sfruttare al massimo i canali commerciali con Teheran e sono ben felici di prendere per buone tutte le rassicurazioni provenienti dal regime khomeinista.

Il problema è che il governo del Paese disposto ad usare la forza solo per autodifesa abbia nel frattempo inviato le proprie armate di pasdaran della rivoluzione in Siria a sorreggere il governo di Assad contro i sunniti (siano essi dell’Isis o meno), invii armi ed uomini nello Yemen per cacciarne il governo sorretto dall’Arabia Saudita, fornisca armi e finanziamenti agli uomini di Hezbollah che occupano mezzo Libano e sono più che attivi sul fronte siriano, compiano in continuazione test missilistici e portino avanti con determinazione quel programma nucleare al termine del quale c’è il traguardo della costruzione della bomba atomica.

Qualsiasi persona sana di testa avrebbe tutte le ragioni a nutrire qualche dubbio sulla credibilità delle rassicurazioni iraniane. Ma le Cancellerie europee e la nostra Mogherini hanno la testa rivolta solo alle speranze di affari e commerci con gente che in nome della pace e dell’autodifesa ha bisogno di armamenti sofisticati e tecnologie all’avanguardia per nuclearizzare il Paese (ma l’Italia non ha ripudiato l’energia nucleare) e per costruire missili in grado non solo di portare la bomba atomica ma anche di lanciarla oltre i confini dell’area mediorientale ed arrivare in tutti i Paesi del Vecchio e del Nuovo Continente.

Cosa e quanto bisognerà aspettare prima che i filo-khomeinisti occidentali incomincino ad aprire gli occhi di fronte al rischio che l’espansionismo iraniano entri in rotta di collisione diretta con Arabia Saudita, Egitto ed Emirati o con quella Israele che il regime khomeinista ribadisce da sempre di voler cancellare dalla faccia della terra? C’è bisogno di una guerra dichiarata destinata fatalmente ad incendiare l’intero bacino del Mediterraneo prima di capire che non bisogna accontentarsi delle dichiarazioni di pace dietro cui si nasconde un’inquietante e smaccata doppiezza?

La speranza è che ad aprire gli occhi sia la questione dei diritti umani, che gli occidentali pongono a Teheran come garanzia della loro buona fede ma che il governo khomeinista intende ribaltare sull’Occidente pretendendo la reciprocità sul tema del rispetto dei fondamentali diritti della persona. Javad Zarif si lamenta dell’alienazione delle comunità islamiche europee, dei mancati divieti di satira nei confronti dei simboli religiosi musulmani e della cosiddetta islamofobia che si va diffondendo nei Paesi democratici e liberali. Per il ministro degli Esteri iraniano, in sostanza, la reciprocità comporta che l’accoglienza sia perfetta, che la satira sia vietata e che gli europei si arrendano senza neppure pensare alla propria difesa.

Basta questo campanello d’allarme per non ripetere Monaco?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08