Il neo-ecologismo d’imitazione della destra lepenista

Ma perché Giorgia Meloni ha schierato il suo partito Fratelli d’Italia per il sì al referendum sulle trivelle? In nome di una tradizione di ecologismo di destra che ha il suo ascendente nella fiera battaglia contro gli Ogm condotta da Gianni Alemanno quando era ministro dell’Agricoltura del Governo Berlusconi? O, più semplicemente, in nome del principio che il nemico del mio nemico è automaticamente mio amico e che nella battaglia contro Matteo Renzi lanciata da alcuni presidenti di Regione del Pd e dal Movimento Cinque Stelle bisogna schierarsi con questi ultimi per cercare di indebolire al massimo il Presidente del Consiglio?

Se la scelta è stata compiuta in nome di un ecologismo di destra che trova le sue radici in certe suggestioni paleonaziste che aleggiavano sui vecchi campi Hobbit, si tratta di un errore grave. Perché nessuno potrà mai rivendicare che al fondo del no alle ricerche petrolifere c’è la confusa eredità ideologica del naturalismo caro ai teorici della superiorità della razza ariana. Ma se la scelta fosse stata compiuta per la ragione tutta politica di non perdere l’occasione di dare un nuovo colpo al regime renziano, l’errore sarebbe addirittura più grave. Perché il colpo sarebbe inefficace visto che il referendum difficilmente supererà il quorum e, soprattutto, dimostrerebbe che, nell’impossibilità o nell’incapacità di colpire direttamente Renzi, una parte del centrodestra si accoda in posizione culturalmente subordinata al Movimento Cinque Stelle teorizzatore della cosiddetta decrescita felice.

È curioso come chi più di ogni altro, come certa destra italiana, rivendica la propria identità finisca con il rincorrere quella degli altri pur di ottenere un minimo vantaggio politico contingente. Fare l’opposizione a Renzi non comporta rincorrere i grillini nei loro deliri di anti-modernità e di regressione, ma impone di offrire al Paese una seria alternativa di governo rispetto a quella dilettantesca ed affaristica messa in mostra dal regime renziano. Al centro di questa offerta vanno posti i valori di fondo della cultura liberaldemocratica e popolare, non le imitazioni più o meno riuscite di un populismo lepenista o grillino che, vivendo solo di protesta e di totale mancanza di contenuti, presto o tardi tornerà ad essere marginale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06