I chimerici tagli alla spesa del Governo

Alcuni giorni orsono il superministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha dichiarato ai quattro venti che il Governo dei miracoli avrebbe ridotto - il condizionale è più che d’obbligo - di ben 25 miliardi di spesa pubblica nel triennio 2014/2016. “Abbiamo tagliato talmente tanto che è difficile andare oltre”, ha concluso il personaggio chiamato a far quadrare i conti di una coperta finanziaria resa sempre più corta dai capricci elettoralistici del premier.

Ora, dato che la matematica dei numeri continua ad avere la testa dura e, per questo, resta sostanzialmente immune alla fascinazione propagandistica di chi sta amministrando il Paese con le balle spaziali, i conti non tornano affatto. Nonostante i trucchi contabili con i quali i rottamatori del buon senso al potere sono riusciti a nascondere sotto il classico tappeto il preoccupante andamento tendenziale della spesa pubblica, quest’ultima ha continuato a crescere in questi ultimi anni. Tant’è che nel 2016 le stime prudenziali dello stesso Governo la fanno salire di circa 9 miliardi di euro. Tuttavia, chi segue i bilanci pubblici da un bel pezzo sa bene che i relativi consuntivi finiscono sempre per ovvie ragioni di consenso a superare di gran lunga i preventivi farlocchi di chi occupa la stanza dei bottoni.

D’altro canto non c’è molto da stupirsi se uno stimato accademico come il nostro Pietro Carlo Padoan, detto Pier Carlo, si adegui alla linea renziana degli illusionismi a tutto campo. Il suo capo ha puntato tutto sul facile consenso, cercando di convincere la maggioranza degli elettori che sarebbe stato possibile aggiustare il coccio rotto di uno Stato burocratico e assistenziale praticamente fallito senza ridurre di una virgola il suo smisurato perimetro. E il risultato tangibile di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti: il Paese continua ad essere il fanalino di coda dell’Europa. Al contrario altri partner come Irlanda, Gran Bretagna e Spagna, in cui la spesa pubblica è stata tagliata con l’accetta, crescono a tassi 5/6 volte superiori al nostro. Secondo uno studio della Confartigianato, tra i maggiori Paesi europei l’Italia è l’unica con crescita “zero virgola”. Tutto questo malgrado i certi e progressivi tagli spaziali alla spesa pubblica realizzati dall’Esecutivo in carica.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:59