Svezia: fallita cultura   dell’accoglienza

Adesso partirà una campagna di sdegno, condanna ed esecrazione contro la Svezia che sembra aver deciso di espellere ottantamila migranti. Una campagna di denuncia della motivazione razzista che sarebbe al fondo del provvedimento e di contestazione del modello di welfare del paese scandinavo che non sarebbe capace di assicurare accoglienza ed assistenza alle masse di immigrati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa.

Questa campagna è totalmente sbagliata. E non perché fondata sul pregiudizio indimostrato secondo cui la Svezia è un paese razzista. O perché a muovere critiche contro lo stato sociale scandinavo sono gli stessi che per decenni hanno magnificato il modello svedese disegnandolo come obiettivo da perseguire da parte dei paesi mediterranei arretrati.

La campagna è sbagliata semplicemente perché non è in grado di opporre alcuna alternativa concreta ad un welfare che per difendere se stesso non trova altra strada che quella dell’espulsione di massa di chi minaccia di farlo saltare dall’interno solo con la propria presenza.

Il caso svedese, in altri termini, dimostra l’inconsistenza progettuale di quella politica dell’accoglienza che vive nell’irrealtà politicamente corretta e che, soprattutto per quanto riguarda un certo mondo cattolico, sembra aver dimenticato che la strada dell’inferno troppo spesso è lastricata di buone intenzioni.

Tutti davano per scontato che il modello di stato sociale svedese avrebbe automaticamente risposto all’ingresso in massa dei migranti provenienti dal Sud, trasformandosi in società multietnica e multiculturale priva di conflitti e di qualsiasi tipo di tensione.

Invece l’esperienza ha dimostrato che di fronte all’invasione massiccia di profughi il sistema è collassato. Ed invece della società multietnica e multiculturale ha prodotto, come in Francia e come in Inghilterra, la società razziale dei ghetti suburbani che non si limita a produrre conflitti e tensioni ma fa da matrice alla rabbia ed al terrorismo islamico. È fallito, allora, il welfare scandinavo? Niente affatto. Ciò che fallisce è la cultura politicamente corretta dell’accoglienza senza responsabilità!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:01