La perseveranza dell’autoinganno

Raggiunto l’accordicchio con l’Europa sulle nostre colossali sofferenze bancarie, che in sostanza lascia fluttuare il valore di dette sofferenze con una marginale garanzia pubblica, il ministro Pier Carlo Padoan ha ribadito la solidità dello strabiliante sistema bancario italico. Tra gli argomenti che sostengono anche nel campo del credito quello che si può definire la linea dell’autoinganno collettivo vi è una argomentazione che raccoglie molti seguaci presso un popolo affetto da un buon tasso di analfabetismo economico-finanziario. In due parole i fautori dell’ottimismo renziano, ministro dell’Economia in testa, sostengono che non abbiamo da preoccuparci per la quisquilia degli oltre 370 miliardi di debiti, comprendendo i cosiddetti incagli, che offuscano pesantemente lo scenario del sistema bancario nella sua totalità, dato che il valore delle garanzie poste a copertura di tali debiti supera di oltre il 130 per cento quello dei debiti medesimi. Dunque, possiamo rilassarci e prendercela con la speculazione cinica e bara che sta martellando senza pietà l’intero settore, senza risparmiare neppure i colossi di Intesa e Unicredit? Non credo proprio. Così come non penso che chi governa in questo momento la racconti giusta pure nel delicato mondo delle banche.

In merito alle citate garanzie il discorso è molto semplice, elementare direi. Si tratta in breve dell’analoga illusione che Renzi e alcuni suoi predecessori hanno utilizzato per rassicurare gli italiani, inducendoli a dar fondo ai propri risparmi per far ripartire keynesianamente un’economia distrutta proprio dai debiti. Un’illusione che si basa, al pari delle garanzie relative alle sofferenze summenzionate, sul valore fittizio del nostro immenso patrimonio immobiliare. Fittizio una semplice ma micidiale ragione. In estrema sintesi, possiamo dire che lo stesso patrimonio immobiliare, trattandosi di uno stock passivo di risorse, soggetto all’andamento dell’economia reale. Ciò significa che in un Paese che ha perso in pochi anni oltre il 10 per cento del proprio reddito, ossia l’unico fattore dinamico in grado di influenzare positivamente il valore di scambio dei beni materiali, il prezzo degli immobili tende inesorabilmente a scendere. Un calo di valore che diventerebbe catastrofico nel caso quote consistenti di tali garanzie venissero collocate contemporaneamente sul mercato. Tant’è vero, a dimostrazione dell’assunto, che da tempo le banche italiane nell’erogazione di prestiti tendono a snobbare proprio la proprietà immobiliare, privilegiando i clienti in possesso di un lavoro a tempo indeterminato o di una pensione. Se il sistema economico non torna a produrre ricchezza reale in misura accettabile, nessuna garanzia immobiliare potrà salvarci da un crac sempre più plausibile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:01