
La repentina inversione dei mercati finanziari, innescata dalle rassicurazioni di Mario Draghi in merito ad un nuovo stimolo dell’economia da realizzarsi a marzo prossimo, dimostra quanto l’Italia, la quale stava trainando al ribasso l’intera zona euro, sia dipendente dalla moneta unica. Una dipendenza la quale, al di là dei vaneggiamenti che interessano da tempo l’intero mondo della politica, è nei numeri di una condizione economico-finanziaria molto difficile. Senza il poderoso ombrello offerto dalla Banca centrale europea, infatti, il sistema complessivamente più indebitato d’Europa, sorretto da una economia a dir poco traballante, sarebbe andato incontro da tempo a un catastrofico default.
Ovviamente, all’interno dell’Euro le ripercussioni di un crollo dell’Italia coinvolgerebbero in modo pesantissimo anche il resto della Comunità, Germania compresa. Ed è per questo che il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi si permette il lusso, dopo aver massacrato la finanza pubblica con una dissennata politica di campagna acquisti elettorale, di fare il bullo della flessibilità con gli interdetti partner comunitari. Egli, da vero speculatore della politica, sa bene che le dimensioni economiche e finanziarie dell’Italia sono tali in rapporto all’Europa, che una sua caduta causerebbe probabilmente la fine della moneta unica. Ma a quel punto, nel fuggi fuggi generale, il nostro Paese verrebbe sprofondato indietro di decenni, trovandosi nella drammatica condizione di non poter più finanziarie un sistema che, per l’appunto, si sostiene in primis in virtù di tassi d’interesse tenuti artificialmente bassi dalla Bce di Draghi.
Ed è per questo motivo che gli osservatori più responsabili dell’area liberale lamentano da tempo un’alternativa al bullismo politico di Renzi più realistica di quella attuale, in cui prevalgono tesi antieuropee che non stanno né in cielo e né in terra. L’idea di parlare alla pancia del Paese prendendosela con Bruxelles, sbandierando avventuristiche fughe dall’euro, è facile e può far guadagnare voti. Tuttavia, dato che a mio avviso la maggioranza degli italiani fiuta i pericolosi avventurismi, così come accadeva durante la Prima Repubblica, e si regola di conseguenza; se non vogliamo ripetere l’esperienza di quelli che si turavano il naso per paura o per prudenza, lasciando il Paese nelle mani di uno spregiudicato avventuriero, dovremmo costruire una opposizione liberale credibile sotto tutti i punti di vista, Europa compresa.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:00