
Il caso Sala a Milano, il caso Boschi-Rossi ad Arezzo. Il tutto riconducibile direttamente al Premier Matteo Renzi. Perché Sala candidato sindaco nel capoluogo lombardo è una sua scelta e perché la vicenda del Pubblico ministero che aveva inquisito il padre di Maria Elena Boschi ed aveva negato di averlo mai conosciuto è riconducibile sempre al Presidente del Consiglio visto che il magistrato è consulente giuridico di Palazzo Chigi.
Si dirà che Renzi non ha alcuna responsabilità se il Commissario per l’Expò ha utilizzato un architetto, già impegnato nelle ristrutturazioni dei padiglioni espositivi, per dei lavori nella propria villa del mare. E che nulla può sapere se il Pm che risulta consulente della Presidenza del Consiglio ha omesso al Consiglio superiore della magistratura di aver conosciuto in passato Boschi padre prima di tornare ad occuparsi dello scandalo della Banca Etruria.
In passato la formula del “non poteva non sapere” è stata ampiamente utilizzata per smantellare un intero sistema di potere. E non è assolutamente il caso di riesumarla in questa occasione per compiere un’ennesima azione di smantellamento, questa volta contro il nuovo sistema di potere che si va creando da un anno a questa parte. Un sistema di potere molto più criticabile e preoccupante di quello del passato visto che appare essere strettamente personalistico e familistico.
Ma respingere il “non poteva non sapere” non può in alcun caso escludere la responsabilità politica, che nel caso Sala, nel caso Boschi e nel caso degli intrecci familiari e societari emersi dalle inchieste sulle banche toscane, ricade direttamente e pesantemente sulle spalle del Presidente del Consiglio.
I media compiacenti cercano di nascondere le notizie che sollevano la responsabilità politica di Renzi. Ma, qualunque sforzo facciano, non riescono a mettere una pietra tombale sulle voci e sulle indiscrezioni. E tutti questi spifferi malevoli, in un sistema informativo che per fortuna non è ancora totalmente omologato ed asservito, possono diventare da un momento all’altro una vera e propria tormenta destinata a colpire il capo del governo all’insegna di quella “questione morale” con cui la sinistra più radicale ha fatto piazza pulita in passato dei suoi avversari esterni ed anche interni.
Renzi farebbe male a sottovalutare il pericolo nella convinzione che i suoi nemici non hanno sbocchi politici e parlamentari visto che verdiniani ed alfaniani gli garantiscono la tenuta della maggioranza e Bersani e soci hanno paura di compiere una qualche operazione scissionistica. Perché il problema non è la tenuta parlamentare della maggioranza e neppure la certezza che la sinistra interna non ha il coraggio per dare vita alla scissione. È la crescente consapevolezza dell’opinione pubblica italiana di essere finita nelle mani di un ristretto clan provinciale che non segue princìpi e valori, ma solo ed esclusivamente il potere. Ovviamente personale. Una consapevolezza che presto o tardi è destinata ad esplodere con conseguenze devastanti per il clan provinciale!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:04