Centrodestra:c’è tempo  per i candidati sindaci

Perché questa smania di tirare fuori a tutti i costi i candidati sindaci del centrodestra? È ansia da prestazione o cos’altro? Se tutto va bene si voterà a giugno, eppure i più o meno noti personaggi in cerca d’autore del Pdl che fu si agitano perché ci sia una pronuncia ad horas su chi gettare nell’agone elettorale. Ma che fretta c’è? Una volta tanto sarebbe il caso di andarci piano. Si pensi piuttosto a tornare tra la gente, il resto si vedrà. La precaria situazione generale, interna e internazionale, non consente di puntare su uno scenario politico chiaro e stabilizzato. Per ciò che sta accadendo in giro è presumibile che la storia dei prossimi mesi non sarà la stessa di questi giorni. Potrebbero servire all’elettorato risposte nuove che candidati scelti intempestivamente non saprebbero offrire. Pensate che sia indifferente votare in un’Italia catapultata nel bel mezzo di una guerra in Libia? Eppure, può accadere.

C’è il prezzo del petrolio che continua a crollare. Oggi è ancora un sollievo per le nostre tasche ma fra qualche tempo potrebbe rivelarsi un boomerang pericoloso per le ambizioni del sistema produttivo a rialzarsi dopo anni di crisi. Alla crescita economica è strettamente correlata la curva dell’occupazione. Se, tra qualche mese, si tornasse al segno più nella rilevazione del tasso di disoccupazione, il dato negativo non avrebbe pesanti ricadute sul voto di fine primavera? I signori burocrati di Bruxelles non hanno promosso la manovra economica del Governo Renzi: l’hanno rimandata all’esame di riparazione in primavera. Se le correzioni realizzate dal ministro Padoan non dovessero convincerli, i guardiani dei conti potrebbero costringere Palazzo Chigi a chiedere più soldi agli italiani, proprio nei giorni della campagna elettorale. Con quali ripercussioni sulle già disastrate casse dei Comuni? C’è il problema dell’accoglienza degli immigrati. È in atto un braccio di ferro tra l’Italia e il resto d’Europa sull’approccio di fondo alla questione. Se non si dovesse trovare una soluzione a Bruxelles lo scenario più probabile al quale assisteremo sarà quello di un’Italia trasformata in un gigantesco lager. A questo punto la crisi dell’integrazione degli stranieri nelle città grandi e piccole sarà invitabile. Volete che l’individuazione di un profilo di candidati che offrano, rispetto ad altri, maggiori garanzie nell’affrontare questa emergenza non farebbe la differenza? È cominciato lo sgonfiamento del fenomeno “Cinque Stelle”.

I cittadini hanno compreso che i pentastellati non sono in grado di amministrare gli enti locali. Il disincanto che è scaturito dalla pessima gestione dell’“affare Quarto” da parte dei dirigenti del Movimento, rimette in gioco un serbatoio di voti importanti, parte dei quali potrebbe tornare nelle disponibilità del centrodestra. A quel punto la scelta di candidati che sappiano parlare anche ai delusi di Grillo e Casaleggio sarà determinante ai fini della vittoria. Poi c’è Silvio Berlusconi. Nessuno, al momento, sa davvero cosa gli passi per la testa. Ci sta o non ci sta a scendere in campo? L’unica certezza è che quelli che gli stanno intorno provano a tirarlo per la giacchetta. Ma con scarsi risultati, perché di una cosa si può essere certi: il Cavaliere, come direbbero a Napoli, fa “a capa sua”. È refrattario ai condizionamenti, anche degli amici più cari. È evidente che la vicenda della vendetta giudiziaria ottenuta dai suoi nemici storici lo abbia molto provato. È umanamente comprensibile che adesso si muova con più cautela rispetto al passato. Del resto, chi di noi non diventerebbe diffidente col fuoco dopo essersi ustionato?

Berlusconi ha bisogno di tempo per metabolizzare il torto subìto. Lo si lasci tranquillo a ritrovare se stesso. Allora, per la scelta dei candidati, si prenda in parola Ivano Fossati che cantava: “C’è tempo, c’è tempo, c’è tempo per questo mare infinito di gente”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05