
L’insegnamento politico degli ultimi casi dell’Etruria, sia come banca che come regione, trascende i fatti criminali, che non sono in sé né nuovi né originali né specifici. Pare ipocrita meravigliarsi delle ruberie italiane dal momento che i momenti adatti per compierle sono così tanti, in alto e in basso. Una banca è per definizione il luogo ideale dove prelevare, anche illecitamente, i soldi. La banca popolare sembra fatta apposta. Con il pretesto che appartiene a tutti, in pratica finisce per essere di nessuno, salvo gli amministratori, che con misteriose alchimie giungono al vertice. È vero: esistono controlli interni ed esterni. Aspettarsi interventi seri dai controlli interni equivale a vincere alla roulette senza puntare la giocata. I controlli esterni, invece, dovrebbero funzionare alla perfezione, essendo affidati a mammasantissime istituzioni, che spesso però fanno la figura di quaquaraquà. I vortici delle ispezioni non svelano nulla, se non a cose fatte.
Dunque in Etruria, dal Monte dei Paschi al monte dei Boschi si vede l’eterna Italia delle clientele e delle parentele emergere dallo sfondo come le ossa dalle radiografie. E, si sa, le ossa sono la struttura portante del corpo. Mentre pressava i clienti, fin negli ospedali, per farsene prestare i risparmi in cambio di carta, la banca prestava quei risparmi a qualche suo stipendiato con la tacita intesa che non li restituisse. La cosiddetta banca del territorio, vicina ai cittadini, ne carpiva fiducia e depositi per farsi gli affari suoi. È vero anche questo: caveat emptor. Il compratore deve stare in guardia, ammonivano i giureconsulti romani. Ma certi modi, con cui taluni clienti sono stati indotti a comprare le cambiali della banca, non hanno nulla a che vedere con una leale trattativa commerciale, costituendo per contro artifici e raggiri, tanto rilevanti per il codice penale quanto ripugnanti per la morale; e doppiamente, perché perpetrati nell’esercizio della funzione creditizia, che non solo è pubblica, ma anche protetta dalla Costituzione. Dunque i casi dell’Etruria gettano luce sull’opaco mondo degli intrecci affaristici in ambito locale, che, quando non comprimono l’economia di una provincia, la controllano e condizionano corrompendola anche politicamente. Sono vicende del genere che dovrebbero distruggere, in chi ingenuamente lo coltiva, il mito tutto italiano di una società civile migliore, pulita e onesta, contrapposta alla peggiore società politica, sporca e disonesta.
Per l’ironia della storia, gli ultimi casi bancari accadono in quella fascia d’Italia dove, generalmente parlando, truffatori e truffati erano già rossi prima di diventarlo per la vergogna e vantavano a sproposito una superiore moralità, attinta, guardate un po’, nelle cellule di partito e in qualche sacrestia ad esse somigliante.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:34