Obama/Merkel: Renzi sceglie Marchionne

Stare dalla parte di Obama o dalla parte della Merkel? Matteo Renzi non ha avuto esitazione alcuna nell’indicare la sua preferenza nel corso della conferenza di fine d’anno. Preferisce il Presidente Usa alla Cancelliera tedesca. Non per simpatia personale, ma per sintonia politica visto che Barack Obama è riuscito a far uscire gli Stati Uniti dalla crisi mentre la politica dell’austerità di Angela Merkel ha bloccato la ripresa europea e ha condannato alla recessione i Paesi più deboli del Vecchio Continente.

Posta in questi termini, la scelta di Renzi appare più che giustificata. I risultati stabiliscono che è molto meglio essere filoamericani che filotedeschi. Ma è proprio sicuro che sia una decisione corretta quella di stabilire la collocazione internazionale del Paese sulla base di risultati che non dipendono da diverse linee politiche ma da abissali differenze dei sistemi politici, economici e sociali dei due Paesi? E, soprattutto, è saggio scegliere tra Obama e Merkel per l’occasione trasformati in novelli Coppi e Bartali senza tenere minimamente conto che il vero criterio di giudizio dovrebbe essere quello dell’interesse nazionale?

Fino ad ora, proprio in base all’interesse nazionale, i governi italiani degli ultimi vent’anni hanno accuratamente evitato di compiere una scelta netta tra Usa e Ue ad egemonia tedesca. La linea tenuta sia dagli Esecutivi di centrodestra che da quelli di centrosinistra è stata di mantenere sempre e comunque una posizione di equilibrio. Posizione non facile, che ha imposto in alcune circostanze complicati e faticosi equilibrismi tra il rispetto della tradizionale solidarietà atlantica e la fedeltà agli impegni europei.

Ora, invece, Renzi ha interrotto questa linea e, in nome della critica all’austerità di marca tedesca, ha scelto di stare dalla parte di Obama pur sapendo che l’economia americana e più libera e dinamica di quella europea, che il governo Usa può utilizzare la Banca centrale per la politica monetaria mentre l’Europa non ha un governo e non ha una banca centrale con le stesse caratteristiche, che il Presidente Usa è al termine del proprio mandato e non ha alcuna possibilità di vederlo rinnovato. E che, soprattutto, l’interesse nazionale impone di rimanere in equilibrio. Anche a costo di grandi fatiche e di italiche ipocrisie. Le ragioni che giustificano l’equilibrismo sono talmente numerose da far sorgere un sospetto. Non è che Renzi abbia scelto Obama per non dispiacere Marchionne? E che all’interesse nazionale stia preferendo l’interesse personale?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18