Il rebus dei candidati sindaci di centrodestra

È probabile che a Milano il centrodestra riesca in tempi brevi a risolvere il problema del proprio candidato sindaco alle elezioni amministrative di primavera. I nomi in ballo sono quelli noti di Del Debbio, Sallusti e Stefano Parisi. E, vista la divisione nel campo del Partito Democratico e la scarsa presa sui milanesi del Movimento Cinque Stelle, è facile prevedere che chiunque sia il prescelto possa arrivare al ballottaggio e giocarsela con buone possibilità di successo nella votazione finale. A Milano pesa la spinta propulsiva della Lega e questa spinta dovrebbe essere in grado di dare una marcia in più al candidato del centrodestra. Chiunque esso sia.

Molto diversa, sempre sul versante del fronte moderato, è la situazione a Roma. Nella Capitale non c’è la forza trainante della Lega, è incombente un Movimento Cinque Stelle che viene dato come sicuro partecipante al ballottaggio, esiste un Pd lacerato da mille spaccature e gravato dalla pesante eredità di Marino, è presente la candidatura di Alfio Marchini che si pone al di fuori dei partiti tradizionali attraendo una parte di Forza Italia ma che sembra non poter contare in alcun caso sul voto di una destra provvista di una significativa presenza a Roma.

Se a Milano il candidato del centrodestra ha buone possibilità di andare al ballottaggio, a Roma è assolutamente certo che né Marchini né la Meloni (o un altro candidato della destra) hanno la possibilità di andarsi a misurare con il candidato grillino dato sicuramente presente nella sfida finale. A Marchini mancheranno sicuramente i voti determinanti della destra ed alla Meloni quelli di un centro sicuramente marginale ma altrettanto sicuramente determinante. In queste condizioni contro il candidato grillino sembra destinato a scendere, per perdere, quello di un Pd diviso ed incapace di aggregare una parte dell’elettorato moderato. Paradossalmente, quindi, solo un candidato di un centrodestra unitario ed aperto all’area civica può sperare di andare al ballottaggio con il grillino e cercare di conquistare una parte di un elettorato di sinistra deciso a non lasciare la Capitale nella mani di Grillo e Casaleggio.

Ma, se Marchini non chiede esplicitamente il voto della destra e la Meloni (o chi per lei) non rinuncia al voto identitario, chi può essere il candidato moderato in grado di puntare al ballottaggio?

Chissà, forse a Roma servirebbero le primarie!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15