
Questo Natale permetteteci di dedicarlo a due vittime-simbolo dell’insipienza dei governi italiani dell’ultimo lustro: Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Se qualcuno lo avesse dimenticato sono i due marò del San Marco rimasti impigliati, da quattro anni, nella ragnatela indiana. Sono accusati di un crimine che non hanno commesso, come evidenziano tutte le prove che gli inquirenti indiani non sono riusciti a occultare o a distruggere. Sono trattenuti contro ogni principio di legalità. Sono ostaggi in mani ostili: Girone non può lasciare il Paese asiatico mentre a Latorre è stato permesso di rientrare temporaneamente in Italia solo per essere curato dal grave ictus che l’ha colpito. Due vite distrutte per cosa? Facciamo fatica a comprenderlo. Da quando è iniziata la sporca vicenda della petroliera “Enrica Lexie” e del presunto omicidio di due sedicenti pescatori del Kerala, si è capito che la partita avrebbe toccato molti piani eccetto l’unico legittimo: quello della giustizia.
Interessi economici, relazioni pericolose di gruppi industriali italiani con apparati di potere indiani, prove di forza geopolitiche, cointeressenze affaristiche di politici e grand commis della finanza nostrana, hanno segnato una vicenda assurda. Risultato: dopo quattro anni nulla è cambiato. Si dirà: il governo italiano ha intrapreso la via dell’arbitrato internazionale. Ma è una procedura che richiede tempi non compatibili con l’impellenza del problema della libertà dei nostri marò. Tuttavia è già qualcosa. Più efficace sembra, invece, la strada del boicottaggio degli interessi indiani, finalmente intrapresa da Roma. È accaduto che il governo italiano abbia posto il veto all’ingresso dell’India nel Gruppo Militare Internazionale sulla Tecnologia Missilistica, il Mtcr. Si tratta di un no che pesa. L’organizzazione in questione è molto importante perché ha giurisdizione sullo sviluppo degli apparati missilistici: farvi parte significa avere voce in capitolo sulla sicurezza internazionale. Grazie al “Non expedit” italiano, per il momento, l’India ne resta fuori. Questa presa di posizione, che è già un tentativo di reazione al comportamento ostentatamente provocatorio degli indiani, ha fatto infuriare i nostri alleati americani che hanno interesse ad associare New Delhi al gruppo dei decisori. Pazienza! Se ne faranno una ragione e, chissà, quelli di Washington potrebbero prendersi il disturbo di dire qualche parola in favore della causa dei marò pur di uscire dall’impasse.
Se finora i nostri governi si sono prestati a fare da tappetino scendiletto a tutti i partner occidentali non è detto che fosse giusto profittarne. Invece, è ciò che è accaduto. Quando si si è trattato di donare il sangue, statunitensi ed europei si sono ricordati dell’Italia. Poi, quando sono sorti problemi hanno fatto tutti a gara a dichiararsi ipovedenti. Ora è stata presa una posizione decisa, il nostro auspicio è che il governo abbia la forza di mantenerla e non corra a genuflettersi alla prima tirata d’orecchi del potente di turno. Vogliamo sperare che ai nostri ragazzi, Latorre e Girone, non sia riservata la medesima commediola istrionica messa in scena da Matteo Renzi sulla questione dell’abrogazione delle sanzioni alla Russia. In quel caso, dandosi arie da bullo, ha finto di opporsi a Bruxelles salvo a calarsi subitaneamente le braghe votando la proroga di sei mesi del provvedimento punitivo senza battere ciglio. L’India ha fatto strame delle regole del diritto e si è presa gioco della dignità del nostro Paese, è giunto il momento che paghi il conto. La buona creanza, se non la si possiede, la si apprende. Con le buone o con le cattive. Latorre e Girone devono essere restituiti liberi alle loro famiglie e all’Italia. Punto. Questo messaggio è per Matteo Renzi. Lo metta sotto l’albero e se lo legga la notte di Natale quando declamerà ai suoi la lista dei buoni propositi per l’anno nuovo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10