Il “Renzi furioso”

Nessuno conosceva Matteo Renzi nella versione il “Premier furioso”. E ora che questa versione si manifesta in ogni circostanza, si incomincia a temere sulla capacità del Presidente del Consiglio di mantenere i nervi saldi nei momenti di difficoltà e di tensione.

Chi dice che l’attuale atteggiamento rissoso del Premier faccia parte di un carattere già manifestato in passato sbaglia in maniera clamorosa. Perché è vero che Renzi non abbia mai nascosto la propensione ad assumere atteggiamenti da bullo che non si tira mai indietro quando c’è da menare le mani (ovviamente in senso metaforico). Ma è ancora più vero che tra l’atteggiarsi a sbruffone a beneficio della comunicazione e reagire in maniera piccata ed esagerata alle critiche passa una grande differenza. Esattamente quella che intercorre tra un atteggiamento controllato ed una crisi di nervi.

Ecco, al momento il “Renzi furioso” sembra in preda ad una classica crisi da eccesso di tensione. Prendersela con Cottarelli ironizzando sul fatto che tra le tante misure anti-sprechi l’ex responsabile della spending review aveva previsto un’ora in meno di illuminazione pubblica non è solo una dimostrazione di pessimo gusto, ma anche la spia dell’incapacità di tenere a freno la propria emotività. Lo stesso vale per la replica stizzita alle contestazioni dell’ex Premier Enrico Letta verso il quale, dopo la brutale defenestrazione operata ai suoi danni, sarebbe più corretto e nobile evitare ogni forma di reazione esagitata.

Ma l’esempio più lampante della perdita del “senno” da parte del “Renzi furioso” è la scelta improvvisa di mandare all’aria ogni intesa con Forza Italia sulle nomine del componenti della Corte costituzionale e concordare con i “grillini” i nomi dei membri mancanti della Consulta. Non si è trattato di un atto politico, ma solo di una reazione umorale agli attacchi di Renato Brunetta sulla vicenda di Banca Etruria. Il che la dice lunga sulla tenuta nervosa del Premier ed introduce un elemento di grave preoccupazione per il futuro del Paese. Se l’“uomo solo al comando” non sa comandare e controllare se stesso il guaio è grosso!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:02