
Doveva essere l’X Factor delle idee ed invece si è rivelata la spia della rabbia. Dalla Leopolda, infatti, non è emersa una sola proposta di soluzione di uno degli infiniti problemi che gravano sul Paese ma, in compenso, si è avuto lo spettacolo inedito di un Matteo Renzi ululante e berciante contro i suoi nemici interni ed esterni al Partito Democratico.
Fino ad ora il Premier aveva sempre mostrato un volto decisionista ma sereno, combattivo ma non iroso, tenace ma non furioso. Invece, sia in occasione dell’apertura che della chiusura della manifestazione fiorentina, Renzi ha esibito il volto più nascosto dei momenti difficili ed una sua naturale tendenza ad andare fuori dai gangheri quando si sente accerchiato ed in difficoltà.
I suoi nemici hanno interpretato questo comportamento come un segno di debolezza e di preoccupazione. E ne hanno immediatamente approfittato per cercare di indirizzare i colpi destinati a farlo traballare sul punto in cui sembra essere più esposto e sensibile: quello della crisi delle banche toscane in cui è finita per questioni familiari Maria Elena Boschi.
È facile prevedere, sempre che nel frattempo non si verifichino fatti nuovi nella vicenda della Banca dell’Etruria, che le iniziative parlamentari dirette a provocare le dimissioni della Boschi non otterranno il risultato sperato. Anche se alterato dalla rabbia, Renzi capisce bene che la sfiducia alla Boschi equivarrebbe alla sfiducia alla sua persona. Ed imporrà alla maggioranza di fare quadrato attorno al numero due del suo governo ed ad a se stesso.
Ma il salvataggio della Boschi e del governo non riuscirà a cancellare la sensazione che il Presidente del Consiglio non sappia gestire con la tranquillità e la freddezza necessarie i momenti di più forte tensione. E, soprattutto, che sulla sua stabilità anche nervosa incominci a pesare l’eccesso di solitudine in cui la voluta condizione dell’“uomo solo al comando” lo ha posto ormai da parecchi mesi.
In queste condizioni il prossimo appuntamento delle elezioni amministrative di primavera rischia di essere una prova molto difficile per Matteo Renzi. E se il test non dovesse essere favorevole il successivo referendum sulle riforme, cioè sulla sua persona, potrebbe riservare una clamorosa sorpresa.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15