
Al di là della questione specifica, la vicenda del giorno del fallimento della 4 banchette italiane segnala, se ce ne fosse bisogno, la grave e diffusa ignoranza economico-finanziaria che alberga a tutti i livelli nel nostro Paese. Un’ignoranza che non risparmia certamente la cosiddetta classe politica la quale, come mi sforzo di segnalare da anni, vi intinge regolarmente il biscotto del populismo e della demagogia per guadagnare consensi. Ma quando l’ignoranza si trasforma in cialtronesca disinformazione chi la propala dovrebbe cambiare mestiere, soprattutto se svolge il ruolo di caporedattore economico di una nota emittente televisiva. È questo il caso di Marco Fratini, uno dei più stretti collaboratori del tg di Enrico Mentana, il quale è stato duramente e, a mio avviso, correttamente ripreso dall’amico Mario Seminerio nel suo blog Phastidio.net. In sostanza, curando un servizio sul tracollo delle citate 4 banchette, lo stesso fratini si è praticamente inventato, raccogliendo una frescaccia da bar che circola da anni, secondo cui la famigerata Parmalat avrebbe avuto una tripla A al momento del fallimento.
“Ebbene - come scrive il nostro Seminerio a riguardo - questa affermazione non solo è falsa, ma lo è pure in un modo molto grave. Volendo ricordare (cit.), Parmalat ricevette il rating da Standard & Poor’s (unica agenzia ad aver valutato il merito di credito dell’azienda di Tanzi) il 15 novembre 2000. Quel rating era il gradino più basso dell’investment grade, cioè (per S&P) BBB-. Non c’è mai stata alcuna tripla A, nella storia del rating di Parmalat. Ed il rating tripla A era esattamente nove gradini sopra quello ottenuto dall’azienda di Calisto Tanzi. Sempre per la cronaca, allo scoppio dello scandalo S&P declassò il rating emittente di lungo termine in valuta locale di Parmalat a B+ con negative watch il 9 dicembre 2003, poi a CC il 10 dicembre di quell’anno e infine a D (default) il 18 dicembre 2003. Fine delle trasmissioni”.
Ora, a conclusione dell’imbarazzante vicenda, conclusasi con una quasi subliminale rettifica del povero Fratini il giorno successivo, sgorga spontanea una semplice conclusione: come possiamo pretendere dal mitico risparmiatore di friedmaniana memoria una certa competenza e lungimiranza se la cifra media della nostra informazione economico-finanziaria non supera il livello di un gigantesco bar sport mediatico? In particolar modo, se sul tema cruciale del sistema finanziario globale si continuano a raccontare favole, è inevitabile che prima o poi si cada in massa dal pero e piuttosto rovinosamente.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:11