Il civismo dei valori da recuperare

Un’area civica politicamente significativa non si costruisce mettendo insieme i rappresentanti delle liste civiche che pullulano e sono destinate a moltiplicarsi nel Paese. Radunare questi personaggi può servire ad accendere l’attenzione dell’opinione pubblica sulla possibilità che in occasione delle prossime elezioni amministrative possa nascere un movimento fondato sul civismo ed i suoi valori. Ma l’interesse acceso da qualche singola operazione di comunicazione è destinato a spegnersi come un fuoco di carta se assieme alle iniziative d’immagine non si definiscono i valori di riferimento di questa area civica.

Fino ad ora il civismo è stato identificato con la società civile e questa è stata considerata come la sola alternativa alle forze politiche organizzate in partiti. La società civile, in sostanza, è stata contrapposta alla società politica. Come se la vita delle istituzioni fosse separata ed alternativa a quella del contesto sociale del Paese e se gli esponenti della cosiddetta società civile non diventassero anch’essi componenti della società politica una volta entrati a far parte delle istituzioni.

Questa concezione ha prodotto delle alterazioni e dei guasti profondi al sistema democratico. Primo fra tutto l’idea, tradottasi in realtà dopo il 2011 e la caduta del Governo Berlusconi, che i politici figli del sistema corrotto dei partiti potessero essere sostituiti dai tecnocrati espressi da una fantomatica società civile.

Il civismo inteso come movimento innovativo, invece, non si contrappone alla politica in cui vuole esercitare una funzione ed un peso determinanti. E non ha nulla a che fare con una concezione tecnocratica, verticistica e oligarchica della democrazia. I suoi valori di riferimento sono quelli della libertà, della cittadinanza, della solidarietà, della democrazia intesa come governo del popolo e non delle caste, della giustizia giusta, del rispetto per l’individuo. E questi valori costituiscono un chiaro e preciso programma politico che non vale solo per le singole amministrazioni dei comuni dove si voterà in primavera, ma per l’intera vita pubblica nazionale.

Non si tratta di valori nuovi ed inediti. Al contrario, sono quelli eterni e radicati in una qualsiasi comunità in cui non ci sia spazio per la sopraffazione e per l’illegalità. Sono i valori della Roma repubblicana, dei comuni medioevali, del Risorgimento, dello Stato unitario e della democrazia liberale. Quelli a cui bisogna ritornare per puntare al futuro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:16