
Pier Luigi Bersani sostiene che per vincere le prossime elezioni amministrative il Partito Democratico non deve fare altro che applicare lo schema delle primarie aperte a cui partecipano un candidato ufficiale del partito, un candidato espressione della sinistra ed un candidato rappresentativo della società civile. Chi vince, secondo l’ex segretario del Pd, diventa il candidato di uno schieramento largo comprendente l’area del partito, l’area della sinistra e quella della società civile aggregata in una lista civica. E, forte di un consenso così ampio e rappresentativo di tutte le diverse componenti del centrosinistra, non può non conquistare l’amministrazione della propria città.
Bisogna riconoscere che lo “schema Bersani” ha funzionato al meglio nelle amministrative del passato. Quando il centrosinistra largo aveva come punto di riferimento imprescindibile ed asse portante dello schieramento un Partito Democratico in grado di esercitare la propria egemonia sull’intero fronte progressista.
Oggi, però, le condizioni che tenevano in piedi quello schema non ci sono più. Per la semplice ragione che l’asse portante dell’intero impianto, cioè il Pd, è diviso al suo interno in maniera irreversibile e non può più svolgere le sua vecchia funzione di collante del centrosinistra largo. Il renzismo ha lacerato il Partito Democratico ed ha di fatto rottamato, insieme ai dirigenti della vecchia guardia, anche il disegno politico ulivista che aveva consentito di mettere insieme le diverse “anime” del fronte di sinistra in occasione non solo delle elezioni politiche ma anche, e soprattutto, delle tornate amministrative.
Bersani, ovviamente, nostalgico della vecchia “ ditta” egemone, vorrebbe che il suo schema venisse riesumato nella prossima primavera. Ma è proprio la presenza lacerante di un renzismo che non può tradire la sua stessa ragione d’essere, cioè la rottamazione del passato ed il superamento del vecchio partito in nome dell’“uomo solo al comando”, che rende impossibile un’operazione del genere. E lascia intravvedere il sorgere di uno schema totalmente nuovo per la sinistra. Quello del tutti contro Renzi. Per fare in modo che una sconfitta del Premier-segretario nelle amministrative lo costringa a lasciare il doppio incarico ed a ritornare ad una qualche forma di gestione collegiale del Partito Democratico. Il disegno è lucido ma poggia su un presupposto sbagliato. Quello di immaginare che per amore della “ditta” Renzi possa mai accettare una qualche forma di collegialità. Per cui è facile immaginare come le prossime amministrative possano diventare lo scenario per un regolamento di conti tra renziani ed antirenziani della sinistra da cui tutti usciranno con le ossa incrinate.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:17