La crisi siriana e l’assenza dell’Europa

La crisi del Medio Oriente può degenerare da un momento all’altro. La Nato, che dopo l’abbattimento dell’areo russo da parte dell’aviazione turca ha chiesto una deregulation, sembra essersene resa conto. Ma a non essere consapevoli di un pericolo del genere sembrano proprio quei leader che più dovrebbero tenere i nervi saldi e più dovrebbero operare per evitare errori mortali in un momento di così acuta e poco controllabile tensione. Dal Presidente Barack Obama, che ha immediatamente sposato la posizione turca quasi a voler far scontare sullo scenario mediorientale a Vladimir Putin l’azzardo da lui compiuto in Crimea ed Ucraina, allo stesso Premier russo che ha subito scaricato sugli Stati Uniti la piena responsabilità del tragico abbattimento.

A tenere distanti ed a raffreddare gli animi dei due duellanti dovrebbe intervenire l’Unione europea. Ma la vera assente in una vicenda mediorientale, che tende sempre di più a rassomigliare a quella questione balcanica da cui scaturì la scintilla della Prima guerra mondiale, è proprio l’Europa. La Francia sembra in preda a frenesia bellica da colonialismo tardivo. E sulla sua scia sembra porsi anche la Gran Bretagna.

Del tutto latitante, invece, risulta il Paese egemone del Vecchio Continente, quella Germania della Cancelliera Angela Merkel che sembra aver speso tutte le sue energie per risolvere il caso Grecia ed ora che la crisi mediorientale rischia di esplodere in maniera totalmente incontrollata appare drammaticamente incapace di svolgere una qualsiasi funzione mediatrice tra Obama e Putin.

L’atteggiamento tedesco non è di disimpegno voluto e motivato. È, purtroppo, frutto di una sostanziale carenza di iniziativa politica in una fase di particolare emergenza. Il Paese egemone non è all’altezza del suo ruolo. E la Cancelliera che solo nei mesi scorsi sembrava essere l’unica artefice delle sorti dell’Europa si dimostra oggi incerta ed inadeguata a tutto.

Questa valutazione aggrava il rischio di degenerazione della partita in atto in Turchia e Siria tra americani e russi. Ma pone un problema drammatico anche al nostro governo. Che ora non può più permettersi di seguire la scia di Berlino, ma deve affrettarsi a trovare una propria linea d’intervento. Non in Siria, ma nel Mediterraneo centrale. Quanto avviene in Medio Oriente può ripetersi in Libia e Tunisia!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:15