
Hollande dichiara la guerra ed incomincia a bombardare il deserto siriano non con l’intenzione di debellare l’Isis, proposito irrealizzabile senza impiego di truppe sul terreno, ma con la speranza di creare un freno alla campagna elettorale di Marine Le Pen. Anche gli altri leader europei si muovono nella crisi provocata dalle stragi dei terroristi a Parigi più con obiettivi di politica interna che sulla base di una qualche visione sulle vicende mediorientali e sulle loro conseguenze sull’Europa e sull’intero bacino del Mediterraneo. Gli unici che sembrano avere le idee più chiare sono Obama e Putin. Il primo nel defilarsi, il secondo nell’occupare gli spazi graziosamente lasciati dal Presidente degli Usa.
In mezzo a tutto questo marasma galleggia il governo italiano che, come tutti gli altri ad eccezione dell’inquilino del Cremlino, non ha una linea politica da seguire tranne quella della semplice sopravvivenza personale ed elettorale. Matteo Renzi, infatti, non sa che pesci prendere in politica estera ma si preoccupa esclusivamente di non compiere atti capaci di provocare conseguenze negative in termini elettorali al proprio Esecutivo. Al momento la stella polare del Premier è evitare qualsiasi ripercussione delle vicende estere sulle prossime elezioni amministrative. Di qui il sostanziale rifiuto di andare dietro il bellicismo che Hollande ha tirato fuori per combattere la Le Pen ed il non dichiarato ma pratico ritiro della promessa di impiegare quattro Tornado italiani in Siria. Il ché non è affatto sbagliato visto che andare a fare una piccolissima guerra in Siria per conservare un posto tra gli alleati occidentali non vale il rischio concreto di ritorsioni terroristiche nel nostro Paese. Ad essere sbagliata, invece, è la totale incapacità di svolgere un qualsiasi ruolo nei confronti di una Libia e di un Mediterraneo centrale ed occidentale che stanno diventando sempre di più segnati dalla presenza dell’estremismo islamico.
Seguire la Francia in Siria è sicuramente insensato. Ma imitare Obama nel disimpegno nel Mediterraneo è ancora più demenziale. Perché al Presidente Usa l’Isis in Libia non crea alcun problema immediato (li creerà sicuramente al suo successore). Ma per il nostro Paese e per il nostro governo dovrebbe essere la preoccupazione principale. Altro che caso Marino, caso De Luca e timori vari sulla tenuta del Partito Democratico alle prossime Amministrative! A trecento miglia dalle coste italiane si sta creando uno Stato che minaccia giornalmente di occupare Roma. Smargiassate? Certo, ma se mai dalla Quarta sponda dovesse arrivare un qualche atto concreto destinato a turbare l’illusione italiana di restare neutrale nella guerra all’espansionismo islamista, il governo del galleggiamento finirebbe a fondo senza alcun rimedio.
Chi ha un minimo di memoria storica sa quale linea dovrebbe essere seguita: delenda Bengasi!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:16