Cosa si cela dietro lo scandalo De Luca?

Vincenzo De Luca è coinvolto in una brutta storia di corruzione. Ma non ci interessa calcare la mano sull’aspetto giudiziario della vicenda. Evidenti ragioni di garantismo ce lo sconsigliano. Per questo ci sono i Tribunali a stabilire se siano stati compiuti reati e chi li abbia commessi. Stiamo, invece, al dato politico: De Luca rischia la poltrona. La domanda giusta è: a chi gioverebbe la sua caduta?

Sembra che le opposizioni non chiedano di meglio che il pittoresco personaggio crolli. I 5 Stelle hanno prontamente attivato la grancassa dell’indignazione perché è il loro mestiere. Ma, oltre lo spartito prestampato della protesta, non riescono a suonare neanche una nota che sia originale. L’ex-maggioranza, invece, si affida alla blanda reazione di Stefano Caldoro, segno che il centrodestra in Campania è ridotto allo stato di ectoplasma. Il resto, cioè il centrosinistra, tace. Perché non ha niente da dire? Giusto il contrario: le cose si stanno vorticosamente agitando sotto la superficie. C’è da decidere chi sarà il candidato Pd a sindaco di Napoli e c’è la questione della sanità campana sul tappeto.

Sulla partita comunale c’è la prelazione che Antonio Bassolino intende esercitare. Sulla sanità ci sono gli interessi del gruppo demitiano da assicurare. Ora, è accaduto che il focoso De Luca abbia fatto il furbo: prima, pur di farsi eleggere, ha accettato la benedizione impartitagli dal duo Bassolino-De Mita, che continua a tenere in scacco la regione; dopo, una volta eletto, ha ricominciato a fare ‘o sceriffo mettendosi di traverso all’ipotesi di un ritorno in campo di “don Antonio” Bassolino e operando una raffica di commissariamenti nella sanità regionale, destinati a scardinare l’antico ordine iniziatico dei demitiani. Ma, in politica, i patti di potere si rispettano, altrimenti possono capitare spiacevoli contrattempi a chi li infrange.

Naturalmente è un caso fortuito che vi sia sincronismo tra i comportamenti del De Luca-sceriffo e l’esplodere di una storia di malagiustizia col De Luca-indagato. È la medesima accidentalità che fa incontrare una buccia di banana e la suola di una scarpa. È il fato, succede. Renzi e soci, che alle congiunture astrali non credono, tengono le bocche cucite perché sanno che nei regolamenti di conti locali è meglio non mettersi di mezzo. La cosa più salutare è restarsene a distanza di sicurezza aspettando di vedere chi la spunterà.

Dopo la prima fiammata mediatica potrebbero profilarsi due possibili sviluppi. Primo scenario: De Luca para il colpo e prepara la controffensiva per mettere definitivamente al tappeto i suoi ex-benefattori. Una bella inchiesta giornalistica, confezionata ad hoc, su aspetti mai esplorati dei tempi d’oro del duo Bassolino-De Mita in Regione Campania potrebbe fare al caso. L’indagine di queste ore, però, non si fermerebbe e di fronte a provvedimenti stringenti della magistratura il governatore potrebbe essere costretto alla resa. Per lui: game over. Secondo scenario: De Luca accusa il colpo e fa ammenda. Bassolino viene incoronato candidato sindaco di Napoli in quota Pd e alleati e la struttura organizzativa dell’Azienda sanitaria regionale viene rimessa al suo posto, salvo qualche modesto ritocco per salvare la faccia. L’indagine a quel punto potrebbe prendere tempi lunghi. Intanto i riflettori si spengono e De Luca torna alla sua attività di governatore, per la gioia di Matteo Renzi per lo scampato pericolo.

Resta soltanto un punto oscuro che andrebbe chiarito, ma dubitiamo che qualcuno lo voglia fare: a cosa si riferiva esattamente l’onorevole Rosy Bindi quando ha dichiarato, a proposito di Napoli, che “la camorra è un dato costitutivo della città”? Ce l’aveva con Jenny ‘a Carogna o pensava a qualcos’altro?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14