Silvio Berlusconi e   il dilemma della piazza

Domenica prossima il centrodestra torna in strada per ritrovare il suo popolo. Ma lo farà dividendosi: Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia saranno a Bologna; I conservatori e riformisti, invece, saranno a Roma. Di Raffaele Fitto riparleremo. Per ora tiene banco l’iniziativa organizzata da Matteo Salvini nel capoluogo emiliano. Di là dai contenuti specifici della manifestazione, ciò che interessa è quello che farà Silvio Berlusconi.

Le indiscrezioni che prima hanno assicurato e poi negato la presenza sul palco del vecchio leone di Arcore hanno un fondamento politico. È chiaro che la mossa di Bologna sia stata pensata dal vertice leghista per costringere l’alleato a schierarsi pubblicamente all’opposizione di Renzi. Salvini non si fida delle oscillazioni del metronomo berlusconiano sulla questione del soccorso azzurro al governo. Il guaio, però, è che Berlusconi questa risposta a Salvini non può darla. Il motivo è presto detto: Forza Italia non è più il monolite di un tempo. Nonostante il progressivo svuotamento dovuto alle numerose defezioni, in essa continuano a fronteggiarsi due anime inconciliabili: una marcatamente di destra, l’altra irrimediabilmente democristiana. Troppe sono le differenze che sarebbe lungo elencarle tutte. Se queste due anime finora hanno convissuto sotto lo stesso tetto è stato merito del carisma di Berlusconi e della sua capacità di attrarre consensi elettorali. Se non fosse stato per lui da tempo i variopinti attori dell’universo azzurro sarebbero finiti a lanciare piatti e stoviglie l’uno contro l’altro, come talvolta accade alle coppie in crisi. In questo scenario oggettivo Berlusconi non sa che pesci prendere.

L’anima democristiana teme che una presenza sul palco a Bologna costituirebbe per Salvini un’inappropriata investitura a leader del centrodestra; l’altra paventa la possibilità che una sua assenza possa essere interpretata come l’implicita ammissione di intelligenza con il nemico renziano in vista della costruzione del partito- marmellata della nazione. Da qui lo stop and go, il ci-vado-non-ci-vado di queste ore. Come se ne esce? Certamente non inviando delegazioni di partito che verrebbero accolte con il sospetto di essere una presa in giro. Tuttavia, vi sono circostanze nelle quali il ragionamento non basta e diviene più salutare cedere il passo all’istinto. Affidarsi alla pulsione emotiva in politica non è una bestemmia. Anzi, è una prerogativa della leadership quella di entrare in sintonia con il proprio popolo usando canali comunicativi che risiedono oltre i territori della fredda razionalità. Non ci riferiamo alla pancia, troppo spesso evocata a sproposito, ma al cuore. Berlusconi lo ascolti e decida. La sua scelta varrà molto più di tutti i calcoli d’opportunità che si fanno in analoghe occasioni. L’unico dato di ragione di cui tenere conto riguarda la volontà della Lega di andare avanti comunque, con o senza Forza Italia. Salvini sente sul collo il fiato grosso del Movimento Cinque Stelle, per cui non intende cedere di un millimetro il campo dell’opposizione radicale a Renzi agli arrembanti grillini. E Berlusconi questo non può ignorarlo.

Dagli ambienti di Forza Italia hanno fatto circolare la voce che i medici gli avrebbero consigliato riposo per quel suo problema ricorrente agli occhi. Ma sarebbe ridicolo, se non drammatico, che il leader del centrodestra ricorra a un certificato medico per nascondere un’incapacità decisionale, come si faceva a scuola per evitare di essere beccati impreparati all’interrogazione. Se davvero non sta bene si faccia applicare una benda sull’occhio sofferente e vada a Bologna. Ancora una volta il suo corpo segnato dal dolore fisico restituirebbe l’immagine della sofferenza materiale e morale vissuta da tanti italiani. E per lui lo share schizzerebbe alle stelle.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12