
C’è un tasso di conformismo nei media italiani appiattiti sull’inquilino di Palazzo Chigi che sta raggiungendo dei livelli molto simili a quelli totalizzanti dell’ormai lontanissimo regime fascista. Si racconta che allora la stampa italiana fosse costretta con la violenza e con le minacce a seguire le direttive contenute nelle famose “veline” del Ministero della Cultura Popolare ispirate e spesso dettate dall’“uomo solo al comando” di Palazzo Chigi. Ma questa è una storia fasulla. Perché non furono solo le leggi fascistissime del 1925 a piegare la resistenza dei giornalisti del nostro Paese, ma fu anche e soprattutto la loro corsa a salire ad ogni costo sul carro di un vincitore che consideravano inamovibile e, quindi, automaticamente insindacabile. Le “veline” non erano solo passivamente riprodotte ma venivano sostenute, enfatizzate, cavalcate, glorificate e, troppo spesso, anticipate ed arricchite con giustificazioni ed argomentazioni autonome elaborate sia dagli scribacchini che ai principi della penna.
Quel modello di conformismo, che nel nostro Paese ha come antecedente quello degli intellettuali cortigiani delle tante forme di potere manifestatesi dai tempi di Virgilio ai nostri, si sta riproducendo pericolosamente nell’attuale fase politica. L’“uomo solo al comando” inquilino di Palazzo Chigi sembra inamovibile e quindi diventa per la stragrande maggioranza dei media non solo insindacabile, ma che anche incensabile ed esaltabile oltre ogni limite ed ogni forma di decenza. Rispetto al regime del passato non c’è la giustificazione della costrizione totalitaria. C’è solo la convenienza dei poteri forti proprietari dei grandi mezzi di comunicazione a sostenere il personaggio che al momento garantisce la stabilità del Paese. E questa convenienza si trasforma in un fiancheggiamento che scivola vergognosamente nella piaggeria e nella rinuncia ad ogni esercizio di critica, non solo pregiudiziale ma anche costruttiva.
Il pericolo non è solo che attraverso leggi “renzissime” come le riforme del Senato, della legge elettorale e della Rai si possa arrivare ad un regime autoritario di fatto. Ma è anche che la nuvola di incenso costruita dal conformismo dei maggiori media possa confondere gli innegabili meriti ascrivibili a Matteo Renzi, quelli dell’attivismo e del decisionismo, e ad allontanare progressivamente il Premier dalla realtà concreta del Paese trasformandolo in un vuoto trombone. Chi ha memoria storica sa che ci siamo già passati! Per questo è bene stare sempre in guardia, perché la storia che si ripete da tragedia si trasforma in farsa!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:16