Il bancomat della... flessibilità

Ci sono alcune redazioni televisive, come quella renziana diretta da Enrico Mentana, che hanno enfaticamente commentato il surplus di flessibilità concesso dall’Europa all’Italia - oltre 3 miliardi di euro come una sorta di bonus migranti - come se si trattasse di soldi freschi regalati al Paese di Pulcinella.

In realtà, onde gettare una goccia di buon senso nel mare magnum di una diffusa ignoranza economica e finanziaria, occorre specificare con estrema chiarezza che questa strombazzata flessibilità aggiuntiva non è altro che la possibilità di contrarre nuovi prestiti, aggravando la situazione debitoria di uno Stato il quale, senza la tanto bistrattata Banca centrale europea, sarebbe già fallito da un pezzo. Ovviamente un tale comportamento, ossia osannare il crescente ricorso ai prestiti per sostenere la baracca, se adottato a livello individuale verrebbe duramente stigmatizzato dai singoli individui. Tuttavia, soprattutto da quando le nazioni di tutto il mondo hanno adottato la pericolosa scorciatoia di manipolare i mercati valutari, all’elettore medio italiota sembrano sfuggire le inevitabili ricadute che una politica economica basata sul cosiddetto deficit-spending, fortemente perseguita dall’attuale Esecutivo dei miracoli, tende a determinare sulla sua esistenza futura.

In soldoni, la linea keynesiana del disavanzo perenne, oltre a non generare gli effetti sperati all’interno di un’economia matura come la nostra, genera due sicuri effetti negativi: inflazione e/o tasse aggiuntive scaglionate nel tempo. In pratica, tanto che si coprano i buchi di bilancio con la stampa di nuova moneta o con l’inasprimento delle aliquote fiscali, tutto ciò non può che tradursi in una inevitabile, crescente perdita del potere d’acquisto dei cittadini, penalizzando al massimo le fasce più deboli della popolazione nel caso di un deciso deprezzamento della moneta corrente. Ma tutto questo sembra sfuggire ai cantori mediatici della rivoluzione renziana, entusiasticamente proni ad esaltare le gesta di un personaggio che, spendendo con disinvoltura i quattrini di oggi e di domani, si è ormai abituato a vincere facile. Vediamo dove ci porterà codesta sua spasmodica ricerca di flessibilità nei conti pubblici. Lo aspettiamo al varco.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:11