La sorte amara del Nuovo Centrodestra

Non è appesa solo all’ipotesi di una riforma della legge elettorale la proposta di Fabrizio Cicchitto di sciogliere il Nuovo Centrodestra per cercare di formare insieme con Denis Verdini un’area centrista in grado di allearsi con il Pd di Matteo Renzi. È fondata anche sulla speranza che quest’area, sempre nel caso che l’Italicum venga cambiato trasformando il premio alla lista in premio alla coalizione, possa superare la barriera del tre per cento sotto la quale non esiste rappresentanza parlamentare. Ed è infine aggrappata alla presunzione che personaggi come Alfano, Verdini e Casini, tanto per citare i più rappresentativi e non tirare in ballo i vari Schifani, Buttiglione, Lupi, Quagliariello, Formigoni, possano allegramente convivere tra di loro e dividersi amabilmente i pochissimi posti di governo concessi loro da un Premier per nulla generoso.

È facile rilevare come le basi su cui poggia la proposta di Cicchitto non siano affatto solide. L’Italicum non è stato ancora cambiato e non sembra che i renziani più vicini a Renzi siano disposti a rinunciare alla possibilità di dare vita ad un premierato senza bilanciamenti di sorta. Inoltre tutti i precedenti dimostrano che alle operazioni di Palazzo non corrispondono mai identici spostamenti del corpo elettorale e non è affatto detto che a mettere insieme alfaniani, verdiniani e casiniani si possa arrivare a superare il tre per cento. Infine, scommettere sulla convivenza di tanti generali senza esercito è un azzardo addirittura temerario.

Sulla carta questa impalcatura così precaria e vacillante può anche reggere per qualche tempo. Cioè fino alle prossime elezioni nazionali. Ma quando arriverà il momento della verifica popolare, quale resistenza potrà offrire questa impalcatura alla valanga rappresentata dal perché gli elettori dovrebbero votare i centristi renziani invece che votare direttamente Renzi ed il suo partito? La proposta di Cicchitto, quindi, non è praticabile. E non è un caso che non abbia avuto grande successo in un Nuovo Centrodestra sempre più diviso tra chi punta a confluire direttamente nel Partito democratico scavalcando nella corsa i verdiniani e chi, rendendosi conto che la diligenza renziana è già stracarica, pensa a complicati ritorni all’ovile.

E allora? Non sarà il caso che quanti sono decisi a non morire renziani ricordino che l’Ncd nasce come alternativo al centrosinistra e che il suo unico compito sarebbe di favorire in ogni modo la ricomposizione di un centrodestra in grado di diventare l’alternativa credibile di governo a Renzi?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:16