Boldrini e l’ostensione di un antisemita

Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, continua imperterrita a utilizzare la carica istituzionale per fare propaganda pacifista. E farla male. Domani, a Montecitorio, sarebbe dovuto sbarcare, su suo invito, Ahmed el-Tayeb, Grande Imam dell’Università-Moschea Al-Azhar del Cairo e massima autorità dottrinale dell’islamismo sunnita. Ma la contestazione sollevata dal “Foglio” e le doglianze della comunità ebraica romana hanno costretto la presidenza della Camera ad un’imbarazzata retromarcia.

A salvare la faccia alla Boldrini è stato lo staff del religioso, che ha disdetto l’incontro adducendo il pretesto di un’improvvisa indisponibilità dell’Imam. Ahmed el-Tayeb avrebbe dovuto tenere una lectio magistralis sull’Islam quale religione di pace. Nulla di male se non fosse che il religioso sunnita sia un convinto antisemita e che le sue recenti prese di posizione abbiano avuto come obiettivo l’annientamento della presenza giudaica in Palestina. Ora, qualcuno si domanda se sia stato giusto impedire che il dottor Ahmed el-Tayeb prendesse la parola a Montecitorio, nel cuore pulsante della democrazia italiana. Più volte dalle pagine di questo giornale abbiamo sostenuto il diritto/dovere di assicurare la libertà espressione a chiunque, anche a coloro che sostengono argomenti irricevibili dalle nostre coscienze.

Tuttavia, vi sono circostanze di spazio e di tempo nelle quali il diritto del singolo deve subordinarsi al prevalente interesse della comunità. Il Parlamento della Repubblica è un luogo-simbolo; ciò che avviene in quel palazzo coinvolge tutti gli italiani. Il dottor Ahmed el-Tayeb ha tutto il diritto di girare in lungo e in largo il nostro Paese per sostenere il suo punto di vista, ma non può farlo nella sede istituzionale dove si riassume la volontà della nazione. Questo è il discrimine che, se ignorato, avrebbe reso insopportabile la presenza di una personalità del mondo islamico fortemente orientata a sentimenti ostili verso un altro credo religioso. L’errore per la scelta del luogo è da attribuire al dottor Ahmed el-Tayeb? Assolutamente no. La responsabilità per ciò che sarebbe potuto accadere, anche in termini di ricadute diplomatiche nei rapporti con lo Stato d’Israele, è della signora Boldrini, affetta dalla smania di portare gli italiani là dove gli italiani non intendono seguirla. Conosciamo l’obiezione degli organizzatori dell’incontro. Essi dicono: Ahmed el-Tayeb è un uomo di pace perché sostiene il dialogo Oriente-Occidente, è un sincero nemico dell’Is e dell’integralismo islamico perché più volte ne ha condannato la deriva terroristica. Ma al Sole 24 Ore, che lo ha intervistato lo scorso giugno domandandogli se, ai fini del dialogo, trovasse differenze tra papa Francesco e Benedetto XVI, il dottor Ahmed el-Tayeb ha risposto testualmente: “Nel 2011 eravamo stati costretti a interromperlo a causa delle affermazioni contro l’Islam di papa Benedetto secondo il quale i musulmani del Medio Oriente perseguitavano i cristiani: fu un’interferenza agli affari interni dei paesi islamici”. Non si può dire che dalle sue parole sprizzi quell’amore fraterno che invece vi leggono i nostri incalliti buonisti. Ahmed el-Tayeb persegue un proposito di reciproca comprensione tra religione cristiana e islamica a valere per l’Occidente, mentre per l’Oriente musulmano resta fermo nel ribadire la non-ingerenza dei fattori culturali estranei alla vita delle società statuali condizionate dalla legge coranica.

A monte, però, resta la negazione di ogni forma di contatto con l’ebraismo. Come si può riconoscere il ruolo di autorità dialogante a un religioso il quale fa punto d’onore distruggere qualcun altro? È stato giusto tenerlo fuori dal Parlamento, sebbene sarebbe proficuo ascoltarlo, e contestarlo, in qualsiasi altra sede non istituzionale. Speriamo solo che la signora Boldrini non ci riprovi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12