I raffinati fautori del bipolarismo a rischio

I fautori più raffinati del regime renzista vanno sostenendo che, data per scontata la fine del centrodestra allargato berlusconiano ed il suo liquefarsi nel polo populista e minoritario di Matteo Salvini, il sistema politico italiano sia ormai segnato da un nuovo bipolarismo. Quello rappresentato dall’ormai delineato Partito della Nazione di Matteo Renzi e quello del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Sulla base di questa “raffinata” analisi gli esponenti di punta del “giglio magico”, vedi Maria Elena Boschi, difendono a spada tratta la riforma elettorale che assegna il premio di maggioranza non alla coalizione vincente ma alla lista che ha ottenuto più voti. Il tutto nella scontata convinzione, nutrita dai raffinati intellettuali annidiati nei grandi giornali della Fiat e della Confindustria e condivisa dai più tosti tra i “gigliati”, che al momento del voto si ripeta quanto avvenuto in occasione delle ultime elezioni europee. Cioè la scelta di gran parte dell’elettorato moderato di turarsi il naso e votare per il partito di Renzi per impedire il successo di quel Movimento Cinque Stelle che appare garante solo di dilettantismo e caos.

Dietro questo ragionamento, che spinge i renziani doc a difendere con le unghie e con i denti l’Italicum, si nasconde in parte la nostalgia per la democrazia bloccata del secondo dopoguerra, con la Dc tolemaica destinata a vita ad essere al centro del sistema (non a caso qualche sventurato arriva a paragonare Renzi a De Gasperi) ed in parte una richiesta di stabilità dei “poteri forti” che arriva addirittura alla speranza di un regime di stampo autoritario. Ma è tanta la nostalgia ed è tanta la speranza che i “gigliati” ed i loro intellettuali cantori non si rendono conto che l’epopea del “turarsi il naso” è figlia di una diversa epoca e di condizioni del tutto inesistenti nel tempo presente.

Allora il popolo moderato votava compatto per chi assicurava la libertà e la sicurezza in alternativa al totalitarismo comunista ed all’imperialismo sovietico. Oggi quanta parte di quel popolo moderato, che i raffinati nostalgici e gli emuli dei fautori dell’Uomo della Provvidenza vorrebbero disgregato e marginalizzato, si turerebbe il naso per votare per Renzi preferendolo a Grillo ed ai suoi pentastellati?

Le ultime tornate elettorali hanno dimostrato che i delusi del centrodestra si rifugiano in massa nell’astensione e che fino ad ora il Premier non è riuscito a prendere neppure mezzo voto da questo bacino. Può essere che di fronte ad una alternativa drammatica tra Renzi e Grillo una parte di questo elettorato scelga il Premier. Ma, come hanno insegnato alcune elezioni amministrative in città medio-grandi, può anche essere che pur di non darla vinta alla sinistra renziana una parte consistente dello stesso elettorato possa votare a dispetto per Grillo.

I raffinati hanno mai pensato che non c’è alcuna certezza sull’esito di un ballottaggio tra il politico comico ed il comico politico?

Se qualcuno fosse sfiorato da tale dubbio farebbe bene non solo e non tanto a battersi per la modifica dell’Italicum con il premio di maggioranza alla coalizione invece che alla lista, ma a ricordare che in tempo di crisi creare artificiosamente una alternativa tra una forza di sistema ed una antisistema è demenziale. La rabbia e la disperazione favoriscono l’antisistema. Per cui sarebbe decisamente più opportuno passare dalla raffinatezza al realismo e tornare a sostenere la necessità di un bipolarismo tradizionale, tra moderati e progressisti. Come avviene nelle democrazie stabili ed avanzate!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18