Bruxelles e l’Italia di... Caporetto

Dopo l’approvazione, in Consiglio dei ministri, della Legge di Stabilità, il premier è volato a Bruxelles per partecipare al Consiglio d’Europa. Se Matteo Renzi avesse deciso di marinare l’impegno, concedendosi una scappatella per una gita fuori porta avrebbe fatto meglio, perché la missione a Bruxelles è stata l’ennesima “Caporetto” italiana. Basta leggere le conclusioni del vertice per rendersene conto. La tesi perseguita dal governo di Roma sull’estensione del principio di accoglienza a tutti gli immigrati è stata bocciata senza appello. L’Unione europea ha confermato che vuole proteggersi dall’ondata migratoria, non subirla come vorrebbe il governo “buonista” renziano. Per farlo implementerà le azioni e le risorse in favore dell’organismo comunitario Frontex allo scopo di assicurare un’efficace operatività nei rimpatri dei clandestini.

Obiettivi prioritari per l’Ue saranno lo smantellamento delle reti criminali e la prevenzione della migrazione illegale. Alle viste c’è anche la costituzione di una forza congiunta che svolga compiti di protezione delle frontiere comunitarie. Capito ministro Alfano? “Protezione”, non abbattimento dei confini. Si cercano accordi con i paesi di provenienza dei clandestini per facilitarne il rimpatrio. Inoltre si punta al rafforzamento dei rapporti con la Turchia perché quel Paese sia indotto a creare un serbatoio di contenimento dell’ondata di profughi in fuga dal Medio Oriente siriano- iracheno. Per indurre il presidente turco Erdoğan ad accettare la proposta, la Ue è pronta a mettere sul tavolo delle trattative denaro, facilitazioni all’ingresso dei cittadini turchi nell’area Schengen e la promessa di un’accelerazione del negoziato per l’entrata della Turchia nell’Ue. Il duo Renzi-Alfano avrebbe sperato in ben altro esito ma il loro grado di presa nel contesto europeo è pari a zero. Lo si è compreso quando, in totale dispregio del ruolo dell’Italia nella gestione dell’accoglienza degli immigrati, la signora Merkel ha convocato nel pomeriggio, prima del Consiglio, un pre-vertice con il francese François Hollande e l’inglese David Cameron, infischiandosene di Renzi. Un affronto del genere avrebbe meritato una durissima reazione.

Purtroppo l’Italia sconta l’insipienza dei suoi ultimi governi. Tutti a Bruxelles sapevano che il premier italiano non avrebbe creato problemi dovendo, a sua volta, elemosinare la concessione di un minimo di flessibilità nella valutazione della manovra finanziaria appena presentata. È inutile raccontarsi bugie: il governo di centrosinistra sta svendendo all’asse franco-tedesco la politica estera del Paese in cambio del beneplacito dei controllori di Bruxelles a far passare, in Italia, una legge di bilancio di stampo elettorale. La domanda che ciascuno di noi dovrebbe porsi è la seguente: è giusto barattare la credibilità di una nazione per soddisfare meschini egoismi di contesa politica interna?

Il nostro Paese, agli occhi dei padroni di Bruxelles e di Berlino, resta un vassallo, un osservato speciale del quale ci si serve quando occorre e per il resto lo si ignora. Tutto ciò indigna profondamente. Non che fossimo d’accordo con le idee di questo governo sulle politiche dell’accoglienza; al contrario, ne abbiamo sempre sostenuto la perniciosità. Tuttavia, è questione di metodo e di principio. Siamo una grande nazione e non possiamo farci trattare da pezze da piedi dai nostri “fratelli” europei. Non è questa l’Unione dei nostri sogni. Non avevamo, né avremmo potuta averla, alcuna ambizione di primazia nel processo di costruzione unitaria dell’Europa, ma essere considerati nullità è troppo. Renzi ripete spesso che lui, se volesse, potrebbe alzare la voce con i suoi colleghi. Se è così, se davvero ne ha il coraggio lo faccia. Non sarà certo per questo che lo inchioderemo alla croce delle sue responsabilità.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08