Il popolo di Ignazio

Su Ignazio Marino si è detto tutto, forse troppo: c’è chi crede in maniera semplicistica che sia scivolato su qualche scontrino mentre c’è chi si appella alla teoria del complotto per corroborare l’immagine dell’uomo onesto falcidiato dai poteri forti. Pur reputando che Marino non possa certo andare fiero del proprio operato, crediamo che sia sconveniente avventurarsi in giudizi su cose che appurerà la magistratura sotto il profilo penale mentre i cittadini, con il voto, esprimeranno a loro volta un giudizio di tipo politico. Eravamo garantisti quando si trattava di Silvio Berlusconi e restiamo garantisti, noi, anche di fronte a Marino.

La cosa che invece risulta incredibile è che ci sia un popolo di aficionados mariniani che scende addirittura in piazza per chiedere a gran voce che venga restituito il legittimo scranno ad Ignazio, l’eroe un po’ goffo ma senza macchia e senza peccato. In principio credevamo fosse un’operazione mediatica finalizzata a farci credere che anche uno come Marino potesse avere un seguito.

Dopo aver appurato con somma sorpresa che i suoi seguaci hanno un volto, ci siamo subito interrogati, con un filo di inquietudine, su quali potessero essere i motivi che inducono una persona a sceglie di aderire alla causa di Marino chiedendogli addirittura un ripensamento sulle dimissioni da sindaco. Sembrava un mistero irrisolvibile ma, alle volte, per dipanare matasse apparentemente intricate basta solo osservare un rigoroso silenzio facendo parlare gli altri nella speranza che svelino di che pasta sono fatti. Ed infatti in uno slogan la chiave di volta: “Marino, Marino, se vai via, ritornano i fascisti”. Bingo, il pensiero corre subito a quella famosissima Festa dell’Unità in cui un primo cittadino alla ricerca di un briciolo di consenso invitò i fascisti a tornare nelle fogne dalle quali sono venuti.

Quell’affermazione, tra il volgare ed il violento, non gli sarà bastata a salvare la sua carriera politica ma in compenso ha certamente fatto presa su un particolare strato di popolazione ideologicamente ferma al ‘45, avvezza a scendere in piazza a cantare “Bella Ciao” ed a fare della partigianeria anacronistica e filosoficamente fuori dalla storia. Per costoro il tempo non è mai passato, sono rimasti ai comitati di lotta per i quali uccidere un fascista non è reato, sono rimasti ai cineforum con discussione finale e magari avrebbero anche gradito che il partito avesse iniziato un estenuante ed antiquato dibattito nelle sezioni prima di cacciare Marino. Quelli te li compri ideologicamente con una petizione su “la Repubblica” in nome della Costituzione più bella del mondo nata dalla Resistenza o con una cialtronata antifascista come quella del sindaco. Sono quelli che, per sentirsi bene, hanno bisogno di dire che la destra è incolta e succube di un nano mafioso ma, se la sinistra sbaglia, si tratta delle ultime scorie putride del berlusconismo che hanno contagiato anche la parte migliore del Paese.

Con una frase come quella di Marino, questa gente te la sei affiliata a vita e fa nulla se le strade sono piene di buche come non mai, fa nulla se certi finanziamenti di Buzzi alla campagna elettorale sono imbarazzanti, fa nulla se anche il Papa ti sfancula, fa nulla se la sporcizia sommerge la città come mai prima, fa nulla se quando c’è bisogno di lui, il sindaco, è in viaggio, fa nulla se su molte cose le bugie del sindaco sono diventate più che imbarazzanti. Hai pronunciato la tua ovvietà antifascista, ergo sei uno di noi e ti difenderemo anche se sei indifendibile. Non importa se sei un incapace, purché non tornino i fascisti, purché il loro piccolo mondo sia ordinatamente diviso in due tra buoni e cattivi: i primi anche bravi per definizione ed i secondi comunque detestabili, disonesti, incapaci e pericolosi.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:30