Verdini sale, Alfano scende

Le intemperanze di D’Anna, il gestaccio di Barani, la cantata baritonale di Verdini. Ogni occasione è buona per sottolineare il ruolo dei fuoriusciti da Forza Italia e dal gruppo misto del Senato per dare vita alla cosiddetta area verdiniana e far rilevare come senza la sua presenza il Governo non sarebbe in grado di tenersi in piedi. In apparenza tutta questa enfasi, alimentata dallo stesso Matteo Renzi sceso in difesa di Verdini (“non è il mostro di Loch Ness”), sembra fatta apposta per mettere in difficoltà Forza Italia e per continuare ad eroderne la sua base parlamentare. In realtà il vero bersaglio di questa sorta di campagna politico-mediatica è Angelino Alfano ed il suo sempre più traballante Nuovo Centrodestra.

I numeri presenti a Palazzo Madama dimostrano che non è solo il gruppo verdiniano a svolgere un ruolo determinante per la tenuta del Governo. Se non ci fossero stati gli alfaniani, che per primi sono usciti da Forza Italia per salire sul carro renziano, Denis Verdini non avrebbe mai potuto compiere l’operazione che lo vede oggi al centro dell’attenzione generale in qualità di fattore di bilanciamento delle possibili defezioni della sinistra del Partito democratico. Ma se Ala e Ncd sono entrambi essenziali per tenere in piedi l’attuale maggioranza anche supplendo a qualche defezione degli antirenziani del Pd, perché l’enfasi su Verdini ed il silenzio disattento su Alfano?

Questa vicenda può essere del tutto casuale, legata solo alle vicende di cronaca. Ma può avere anche un significato politico preciso ed apparire come un esempio di quel “divide et impera” che sembra diventato il metodo preferito dal Premier per regolare i suoi rapporti con gli alleati vecchi e nuovi.

L’eventualità che l’enfasi su Verdini serva a ridimensionare il peso nella maggioranza di Alfano non è affatto peregrina. Perché il Nuovo Centrodestra non è soltanto una aggregazione parlamentare come quella di Verdini, ma è un partito strutturato in maniera tradizionale e provvisto di un suo radicamento sul territorio. E, soprattutto, perché proprio a causa dell’apparizione dei verdiniani, può essere tentato di far valere sugli equilibri della maggioranza il maggior peso che gli viene proprio dalla sua natura di forza politica organizzata, che non può essere tranquillizzata solo con un po’ di attenzione mediatica e qualche posto di sottogoverno. Il sospetto che Renzi abbia tutto l’interesse ad “alzare” Verdini per far “scendere” Alfano serpeggia con sempre maggiore vigore all’interno del Nuovo Centrodestra. E non potrebbe essere altrimenti. Perché mai, infatti, Verdini predica la necessità di una nuova aggregazione di centro ma si guarda bene dal proporre una qualche alleanza a chi in questo centro si è collocato prima di lui?

È facile prevedere, allora, che la ribalta per i verdiniani accentuerà i mal di pancia degli alfaniani. Con effetti che si vedranno soprattutto in occasione delle prossime elezioni amministrative!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18