
Lo smagato articolo di Michele Salvati sul Corriere della Sera di domenica scorsa fa capire che dal nuovo Senato possiamo aspettarci tutto e niente. Ma ciò prova che, costituzionalmente parlando, nella sostanza è più di un errore.
Nella forma, lo riprovano la composizione e le funzioni formulate con linguaggio bolso, fumoso, equivoco: il contrario di disposizioni costituzionali degne del nome. Fino a quel “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri” sospeso tra l’allusivo e l’oscuro. La ministra e la relatrice si sono felicitate a vicenda. Inconsapevoli? Speriamo di no, diversamente dovremmo pensare male; anzi, il peggio. Dunque, immaginiamole consapevoli. E, per conseguenza, dobbiamo concludere che dovevano semplicemente trasmettere la volontà di Matteo Renzi e arrangiarla con la volontà dei dissidenti per modo che, in perfetta applicazione del vecchio ma sopravvissuto centralismo democratico, risultassero vincitori sia i vincenti che i perdenti. Così è stato. Ma hanno perso la Repubblica, la Costituzione, l’Italia.
Del nuovo Senato è stato detto tutto il male possibile, ma non basta. Rimane oscura la ragione di tanto sconquasso, incoerente con lo scopo dichiarato di abolire il bicameralismo paritario. Nessuno è in grado di presagire il reale funzionamento di un processo legislativo rimasto bicamerale per molti aspetti fondamentali della politica generale. La politica estera e la politica europea saranno anche nelle mani di consiglieri regionali e di sindaci? E con quale logica? Possibile che quei moribondi di Palazzo Madama seghino le gambe della poltrona su cui siedono, senza stabilire con certezza chi vi si accomoderà dopo di loro, e di cosa esattamente potrà o dovrà occuparsi?
Siamo stati tra i primi a denunciare, anche su queste pagine, i pericoli immanenti nel “combinato disposto” della legge elettorale e della riforma costituzionale: una trappola antidemocratica e illiberale piazzata da Renzi per debilitare e impastoiare il dissenso verso il suo corso e l’opposizione ai suoi indirizzi e disegni. Se quei moribondi di Palazzo Madama non bloccheranno la riforma, se il popolo non la boccerà nel referendum, vorrà dire che gli uni e l’altro avranno avuto quel che meritano e Renzi avrà avuto ragione a darglielo.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:30