Accoglienza: fallimento certificato a Bruxelles

Matteo Renzi e Angelino Alfano, sulla questione dell’accoglienza degli immigrati, mentono spudoratamente agli italiani raccontando una realtà che non esiste. Non c’è un’Europa che spalanca le braccia a chiunque; non c’è un Consiglio europeo pronto a coprire le falle aperte ai confini meridionali dell’Unione. Al contrario, tira aria di ponti levatoi serrati e di barriere rinforzate con il filo spinato. Tutto questo potrà anche sembrare poco umanitario ma è la conseguenza del “buonismo” praticato per primo dal governo italiano, il quale ha agito non curandosi minimamente delle obiezioni sollevate dai partner dell’Unione. La filosofia che ispira gli altri Paesi nella definizione dell’identità europea è radicata nella protezione dei confini della Comunità.

Se c’è cauta propensione ad aiutare i profughi che scappano dalla guerra, non vi è alcuna tolleranza per l’immigrazione clandestina. A Renzi e ad Alfano, al chiuso delle stanze di Bruxelles, questo concetto è stato spiegato in tutti i modi ma i due hanno continuato a fare orecchie da mercante. Risultato: oggi gli Stati rafforzano i controlli alle frontiere minacciando di sospendere l’efficacia del trattato di Schengen che disciplina la libera circolazione all’interno dell’Unione. Ne deriverebbe un danno colossale per i nostri interessi nazionali. L’altro ieri si è tenuto il Consiglio dei Ministri degli Interni e della Giustizia dell’Ue. I media italiani all’unisono hanno parlato di fallimento del vertice. Ma a Bruxelles si è ribadito esattamente ciò che era ampiamente noto: niente distribuzione dei profughi oltre le quote già concordate prima dell’estate.

Per il momento il piano Juncker, che prevedeva maggiori numeri per la ripartizione, è stato accuratamente risposto in un cassetto. Cos’altro si aspettavano Renzi e Alfano? Forse si sono illusi che l’apertura di braccia della signora Merkel ai profughi siriani, la scorsa settimana, fosse il segnale dell’inversione di marcia dell’Europa? Se è così sono proprio degli ingenui. Quello che ha fatto la signora Merkel è stato un cinico mercimonio. L’operazione, altamente discriminatoria, ha ricordato la peggiore Germania del Novecento. Se fossimo nei panni dei tedeschi non andremmo troppo fieri di quel “beau geste”. Piaccia o no ai buonisti di casa nostra, l’Europa oggi ha il volto, forse arcigno ma deciso e lungimirante, di Viktor Orbàn, il premier ungherese, il quale senza mezzi termini ha detto che la sua severità nel respingere gli immigrati ha come scopo ultimo il bene dell’Europa. Orbàn non è il mostro che la sinistra vorrebbe dipingerci. Semplicemente, difende un’identità comune dal pericolo di un’invasione allogena. Sulla sua stessa linea si collocano i cattolicissimi polacchi e slovacchi. Orbàn appartiene al Partito Popolare Europeo: lo stesso della Merkel, di Berlusconi e di Alfano.

In queste ore si odono i guaiti dei buonisti per la decisione dell’Ungheria di introdurre, nel proprio ordinamento, una legge contro l’immigrazione clandestina. Si tratta della medesima normativa che vige nella maggior parte dei Paesi occidentali: Stati Uniti e Australia compresi. In Italia, invece, i nostri “terzomondisti” si sono affrettati a cancellare la Bossi-Fini. Da noi “todos caballeros”. Eppure una seria disciplina sull’immigrazione clandestina avrebbe un pregio: invertire l’onere della prova per l’accertamento del diritto d’asilo. Se pregiudizialmente tutti quelli che arrivano senza regolare permesso venissero considerati illegali, sarebbe loro interesse dimostrare al più presto la provenienza per reclamare il giusto diritto alla protezione umanitaria. L’esatto contrario di ciò che avviene oggi in Italia. Se la politica italiana non cambierà rapidamente verso, non dovremo stupirci dell’isolamento a cui saremo drammaticamente destinati in seno all’Unione europea.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:20