Una deriva di tasse e di... chiacchiere

Mi sembra evidente che l’unica riforma strutturale di cui avrebbe bisogno un Paese affetto da un eccesso di prelievo fiscale sia quella incentrata su tagli molto impopolari alla spesa pubblica.

Risparmiare molti quattrini a regime costituisce la via obbligata per alleggerire investimenti e consumi da una tassazione che distorce profondamente l’allocazione delle risorse, scoraggiando quelle umane a tentare il rischio di una qualunque attività di mercato. Ma per fare tutto questo occorre il coraggio di uno statista e il tempo di almeno una intera legislatura, onde far sperimentare al popolo i benefici economici di una siffatta linea di governo, incassandone il giusto dividendo politico.

Esattamente il contrario di ciò che sta accadendo con il cosiddetto cambiamento di verso impresso da Matteo Renzi. Malgrado la montagna di chiacchiere e di annunci, l’andazzo del Paese di Pulcinella sembra addirittura peggiorare proprio dal lato dei due citati fattori chiave: prelievo fiscale e spesa pubblica. Tant’è che in questi ultimi giorni sul sito on-line “Virgilio” è stato pubblicato un raccapricciante studio di Unimpresa. Studio basato sull’ultimo Documento di economia e finanza - il famigerato Def - elaborato nella primavera scorsa dall’Esecutivo in carica.

Ebbene, secondo le stime di chi oggi promette inverosimili riduzioni delle tasse a partire dall’anno a venire, con grotteschi funerali di imposte sulla casa, fino al 2019 la spesa pubblica crescerà di 38 miliardi di euro, mentre il prelievo tributario allargato aumenterà di ben 104 miliardi, raggiungendo la parossistica cifra di 881 miliardi di euro. Tutto questo prendendo per buoni i calcoli previsionali elaborati e divulgati dai rottamatori che occupano la stanza dei bottoni, anche se in genere detti calcoli si rilevano sempre errati per difetto. Quindi è assai plausibile che lo scenario relativo al bilancio pubblico alla fine risulterà ancor peggiore.

Comunque vada, resta il fatto che per chi segue quasi quotidianamente la politica economica e finanziaria di chi amministra con tanta leggerezza i quattrini degli altri, le deduzioni matematiche di Unimpresa non possono che confermare il pessimo giudizio sulla linea scelta dal Presidente del Consiglio. Una linea strategica la quale, puntando tutto sulla comunicazione mistificatoria, nella cruda sostanza tende addirittura a peggiorare gli elementi sistemici di cui l’Italia soffre da troppi lustri. Tutto ciò, ovviamente, con l’unico scopo di accrescere il proprio consenso, restando in sella il più a lungo possibile raccontando favole autoconsolatorie. Tra queste, evidentemente, quella di un Paese che riparte e taglia le tasse appare la più inverosimile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:16