Riparte il teatrino delle promesse a vuoto

Con la ripresa a pieno regime dell’attività politica, riparte inevitabilmente il teatrino variopinto delle promesse dell’attuale, giovane premier. Un teatrino surreale dei pasti gratis che esprime al massimo livello, questo sì, l’idea di una democrazia acquisitiva che attira consensi promettendo tutto a tutti: più spesa e più lavori inventati nel settore pubblico, nuove campagne di prepensionamento targate Inps e riduzioni miracolose delle tasse senza toccare alcun cosiddetto diritto acquisito. A tal proposito, onde tacitare la crescente platea di scettici circa le sorti certe e progressive dell’Italietta renziana, il Presidente del Consiglio ha recentemente sottolineato in una nota che “dall’Unione europea è stato ottenuto il via libera per un margine di flessibilità che dovrebbe valere circa l’uno per cento del Prodotto interno lordo, pari a quasi 17 miliardi di euro. La prossima manovra finanziaria che sarà impostata in particolare sul versante della riduzione delle tasse utilizzerà parte di queste risorse rese disponibili”.

Ora, occorre dire che Matteo Renzi, al pari di tanti altri politici di professione cresciuti a pane e chiacchiere, è assai abile nel dare ad intendere che la citata flessibilità europea rappresenti una sorta di bancomat continentale a cui solo i più bravi e scaltri governanti sono in grado di accedere. Se così fosse, noi che abbiamo molto a cuore la catastrofica condizione del bilancio pubblico, dovremmo sperare che le arti persuasive del premier riescano addirittura a farsi raddoppiare, se non triplicare detta somma; poiché con una cinquantina di miliardi prelevati a Bruxelles si potrebbero abbattere un bel mucchio di imposte e gabelle. Ma il problema è che le cose non stanno così. Non esiste alcun bancomat europeo, bensì solo ed unicamente una dannatissima paroletta con la quale anche l’Esecutivo dell’ottimismo in salsa fiorentina deve e dovrà fare drammaticamente in conti nel prossimo futuro: deficit, ossia il differenziale tra le entrate e le uscite che è alla base della voragine debitoria di un Paese che, ancor più sotto Renzi, si ostina a voler vivere ben sopra le proprie possibilità.

Tutto ciò nel gergo della quotidianità dei comuni mortali significa molto semplicemente “fare il passo più lungo della gamba”. Con l’unica differenza che quando un singolo o una famiglia si indebita saranno poi loro medesimi a risponderne, mentre se a farlo è un signorino soddisfatto che sostiene da un anno e mezzo di metterci la faccia a pagare il conto è sempre il solito Pantalone. Meditiamo gente, meditiamo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14