Il campione italiano delle “balle spaziali”

In evidente calo di consensi, il premier Matteo Renzi riparte con una tambureggiante campagna estiva di balle spaziali. Emulando nella forma e nel linguaggio Silvio Berlusconi, promette agli italiani che taglierà le tasse di 50 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, a patto che il Parlamento approvi le sue straordinarie riforme. Riforme che, per la cronaca, si basano sul presupposto generale di non scontentare nessuno e, dunque, proprio per questo odorano di pesce marcio. Nel frattempo, nonostante il livello insostenibile delle imposte indirette, se il Governo dei miracoli non trova al più presto 16,5 miliardi di euro, arriverà a breve un’ulteriore mazzata su Iva e accise sui carburanti. Ma questo tipo di prelievo, che colpisce in modo generalizzato e regressivo l’intera popolazione, oltre a garantire un gettito sicuro ed immediato, non rende molto in termini di popolarità, se non nei tempi lunghi.

Concentrarsi invece sulla prima casa, così com’è stato per i famigerati 80 euro, ha un impatto elettoralmente piuttosto celere, soprattutto nell’ambito di quel tanto conteso ceto medio che costituisce un enorme serbatoio di voti. Inoltre, allo stesso modo dei citati 80 euro, è quasi scontato che l’ennesima operazione renziana di riduzione fiscale è destinata a tradursi in una pura e semplice redistribuzione del crescente carico tributario, senza abbattere di uno zero virgola l’insostenibile pressione fiscale.

D’altro canto, come mi trovo a scrivere da tempo su queste pagine, senza una coraggiosa riduzione del perimetro pubblico, tagliando a regime la spesa corrente relativa ai capitoli più significativi (previdenza, sanità e pubblico impiego), non è assolutamente possibile allentare in modo significativo un prelievo che ci condanna ad un’eterna stagnazione economica. Una parte consistente del Paese continua a vivere ben sopra le proprie possibilità, strangolando le imprese e accumulando debiti, e non è certamente con gli illusionismi di un giovanotto tutto chiacchiere e distintivo che possiamo risollevarci. Fatti e non parole, recitava una famosa pubblicità di qualche decennio addietro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13