Una poltrona certa, ma un futuro oscuro

Parte con un obiettivo sicuro ma con una prospettiva totalmente oscura l’operazione dei nuovi “responsabili” guidata da Denis Verdini. L’obiettivo certo è quello di aiutare Matteo Renzi a superare al Senato la difficile navigazione tra gli scogli delle riforme, supplendo alle defezioni degli oltre venti dissidenti del Partito democratico. La prospettiva oscura è quella che scatterà quando la fase della supplenza si sarà esaurita insieme alla legislatura e si arriverà alla verifica elettorale.

Sul conseguimento dell’obiettivo certo, nessuno ha dubbi in proposito. I verdiniani del Senato voteranno le riforme volute dal Governo e cercheranno di colmare i vuoti che si potranno provocare di volta in volta nelle file della maggioranza per l’eventuale defezione degli anti-renziani del Pd. Non è detto che l’operazione riesca sempre e comunque. Perché il numero dei verdiniani è inferiore a quello dei dissidenti e perché, in queste condizioni, un incidente di percorso è sempre possibile. Ma i nuovi “responsabili” faranno di tutto per impedire che la legislatura possa venire interrotta traumaticamente e per restare in Parlamento il più a lungo possibile.

I problemi nascono sulla prospettiva. Che fine faranno i verdiniani al momento delle elezioni politiche? Il senatore D’Anna, che si è definito un “liberale ruspante” e che si è tramutato nell’ideologo del nuovo gruppo, ha sostenuto che la conclusione del percorso sarà l’ingresso in un Partito democratico che, avendo nel frattempo perso l’ala sinistra radicale, avrà bisogno di avere un’ala destra con cui fare breccia nell’elettorato moderato. A sua volta, Verdini ha ipotizzato la formazione di una grande area centrista destinata a rappresentare la gamba moderata di un nuovo centrosinistra segnato dalla centralità di Renzi e del suo partito liberato dagli estremisti.

Come si vede, tra D’Anna che ipotizza l’ingresso nel Pd e Verdini che pensa ad un ruolo da vecchio Pri in una riedizione del centrosinistra, la confusione è grande. Il ché non stupisce affatto. Perché la vera prospettiva dei nuovi “responsabili” è di non averne neppure una. Per la semplice ragione che in democrazia non esiste una qualche prospettiva se non si ha alle spalle una qualche forma di consenso popolare. Consenso che al momento, con la sola eccezione del senatore D’Anna che nel suo territorio può contare sul sostegno degli ex cosentiniani, manca del tutto non solo ai verdiniani ma anche allo stesso Verdini. Quest’ultimo ha ragione quando rileva che in questa fase ciò che conta è solo l’equilibrio dei voti parlamentari. Ma ha torto quando immagina che ai voti parlamentari seguiranno come per incanto quelli elettorali. L’esperienza dell’Italia repubblicana insegna che tutti gli scissionisti dell’area del centrodestra, dai tempi di Democrazia Nazionale dell’Msi a quelli di Gianfranco Fini, con le loro manovre parlamentari non riescono mai a conquistare il corpo elettorale. E allora?

L’obiettivo di oggi è mantenere lo scranno senatoriale fino al 2018. La prospettiva più certa è che dopo scatti il “si salvi chi può”. E la stragrande maggioranza torni a casa.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:11